Con la crisi cambia radicalmente anche il welfare aziendale, sempre meno indirizzato verso l’erogazione di bonus economici e improntato, invece, su tipologie di incentivi differenti basati sulla concessione di flessibilità e altri aiuti per conciliare lavoro e famiglia.
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Secondo uno studio della Cisl Lombardia, infatti, la flessibilità diventa sempre più merce di scambio tra il datore di lavoro e i dipendenti, in questo modo incentivati a essere più produttivi. Il responsabile dell’Osservatorio Contrattazione della Cisl, Giorgio Caprioli, ha chiarito come per le aziende sia fondamentale:
«Insistere sui temi della produttività, sulla possibilità di scambiare flessibilità produttiva con flessibilità ad uso personale. Bisogna avanzare con determinazione sui temi del welfare, insistere nella ricerca di nuovi elementi per la valorizzazione delle professionalità, come la polivalenza».
Telelavoro, contributi per le rette scolastiche dei figli, part-time, permessi e riposi per i neogenitori: queste sono solo alcune delle nuove forme di welfare attivate nelle aziende italiane.
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Incentivi pensati per la famiglia, dei quali offre un chiaro esempio la Exide di Bergamo con l’introduzione di due giorni di permesso per i neopapà e la concessone di un contributo pari a 130 euro per ciascun figlio che frequenta la scuola pubblica.