Negli Stati Uniti viene definita “servant leadership“, e sebbene in Italia non esista ancora un termine analogo non mancano i leader che basano il loro modus operandi sull’umiltà piuttosto che sull’autoritarismo, abolendo prepotenza e arroganza.
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Una strategia che è in grado di portare al successo un’azienda nonostante il boss si presenti più come un alleato dei suoi dipendenti, piuttosto che come capo vero e proprio, motivando e incitando il suo team senza tuttavia costringerlo a piegarsi alla sua autorità.
Ma quali sono le caratteristiche di un leader umile?
A fare la differenza è il modo di relazionarsi con i dipendenti, costantemente incitati a esprimere il loro pensiero e le loro opinioni senza spegnere le discussioni sul nascere.
Il “servant leader” è anche colui che preferisce incoraggiare piuttosto che comandare, offrendo sempre nuove opportunità di crescita ai collaboratori cercando costantemente possibili sostituti, o meglio, altri leader a cui delegare mansioni e impegni.
Questa tipologia di leader riesce a ottenere consensi prevalentemente attraverso la persuasione, cercando di interagire con i dipendenti singolarmente e spesso anche oltre l’ambito lavorativo.
Uno degli obiettivi primari è infatti quello di sostenere e aiutare il personale anche nelle problematiche inerenti la sfera privata.
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La caratteristica peculiare del “servan leader”, tuttavia, è proprio l’umiltà, che si manifesta evitando di fossilizzarsi nel proprio ruolo e preferendo interagire con gli altri a tutti i livelli e indipendentemente dalla posizione ricoperta.