Un recente studio promosso negli USA dall’Occupational Safety and Health Administraton parla chiaro: i luoghi di lavoro sono sempre più caratterizzati da insidie e minacce, spesso vere e proprie violenze, che si caratterizzano perlopiù per la crescita del numero dei dipendenti scontenti e insoddisfatti, così come per l’incremento dei casi di mobbing.
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Le aziende e i datori di lavoro hanno a disposizione alcuni strumenti per prevenire e limitare l’insorgere di conflitti e contrasti all’interno degli uffici, tutelando i dipendenti e tenendoli al riparo da eventuali molestie e vessazioni operate dai superiori o dagli stessi colleghi.
I metodi alla base della selezione del personale sono senza dubbio fondamentali, tecniche di recruiting volte a individuare non solo i migliori talenti ma anche le risorse più affidabili: con questa finalità, ad esempio, numerosi datori di lavoro cercano informazioni in Rete per tracciare un profilo accurato dei candidati, individuando eventuali caratteristiche della personalità che possono non essere in linea con il curriculum vitae presentato.
Si tratta di una pratica molto diffusa, anche in Italia, basata proprio sull’osservazione informale del profilo social dei candidati (una sorta di “social recruiting“) e dei contenuti pubblicati (foto comprese), che possono in influenzare positivamente o negativamente il processo di selezione.
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Per prevenire atti di mobbing e vero e proprio bullismo sul posto di lavoro, inoltre, è fondamentale creare una cultura aziendale positiva e improntata sul rispetto reciproco, incoraggiando comunque i dipendenti a denunciare eventuali episodi vessatori e organizzando periodiche riunioni con il personale al fine di monitorare, e placare, possibili conflitti.