La retribuzione di un CEO influisce negativamente sulla qualità delle sue prestazioni: in altre parole, più è alto il compenso percepito da un Amministratore Delegato e minori sono i risultati ottenuti.
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A sostenere questa teoria è una ricerca portata avanti da un team di studiosi appartenenti alla David Eccles School of Business dell’Università dello Utah, della Krannert School of Management che fa capo alla Purdue e della Haas School of Business attiva presso l’Università di Cambridge.
Un gruppo di studiosi che ha esaminato l’andamento di 1500 aziende prendendo in esame retribuzione e performance aziendale dei CEO nell’arco di un triennio, monitorando i risultati per un lasso di tempo che va dal 1994 al 2013.
Analizzando i dati, i ricercatori hanno potuto notare come le aziende che hanno subito i contraccolpi peggiori siano proprio quelle guidate dai CEO più pagati, colossi caratterizzati da una resa in termini azionari inferiore del 10% rispetto ai competitor.
Le ragioni che si celano dietro questo legame possono essere ricercate nell’eccessiva autostima di cui sono “vittima” gli AD meglio retribuiti, che così perdono la capacità di prendere le decisioni migliori e di valutare tutti i rischi.
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Sono gli stessi autori dello studio a proporre possibili soluzioni al problema, ad esempio attraverso l’introduzione di specifiche clausole che riducano il compenso di un CEO in caso di risultati non ottimali. Uno degli studiosi, tuttavia, sottolinea come siano in molti a ritenere eccessive le retribuzioni concesse ai top manager delle aziende USA.