La perfezione non esiste, soprattutto perché è impossibile e spesso dannoso cercare di reprimere i sentimenti e gli stati d’animo che rendono insicuri, ingenui, impauriti.
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Un comportamento dettato dall’illusione di essere percepiti infallibili dagli altri, senza rendersi conto che è proprio l’imperfezione a garantire autenticità.
Sulla base di questa teoria è facile immaginare un leader non come una persona più intelligente o più forte, ma come qualcuno che mostra onestà nell’ammettere le sue debolezze e sa circondarsi di collaboratori fedeli e in grado di sostenere gli stessi obiettivi.
Per accettare le proprie imperfezioni è indispensabile evitare i confronti con individui che svolgono il medesimo ruolo: paragonarsi a un altro leader può limitare la capacità di affidarsi alle proprie risorse e capacità, rendendo meno intraprendenti.
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Se ci si concentra sulla ricerca della perfezione si rischia l’avvilimento, la frustrazione e l’insoddisfazione. Per questo è importante individuare i propri difetti e cercare di migliorarsi, senza lasciare che le debolezze impediscano di agire al meglio.