Fino a poco tempo fa, esattamente prima della crisi, far parte di un consiglio di amministrazione equivaleva ad un privilegio da fare invidia, sia per il prestigio che ne deriva sia per le retribuzioni di altissimo livello.
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Le cose però sono notevolmente cambiate e aumenta sempre di più il numero dei manager restii a prendersi tali responsabilità. Dallo studio effettuato dallo studio legale londinese Clifford Chance risulta che la percentuale si attesta intorno al 47% degli intervistati. In ambito europeo la percentuale sale ancora di più, arrivando al 52%.
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Sono le eccessive responsabilità a pesare su questo stato di cose, soprattutto da quando anche aree come i crimini ambientali e l’abuso di mercato ricadono sulle spalle dei dirigenti. Il timore di dover scontare pene derivanti da una cattiva gestione interna fa paura ai manager, che preferiscono quindi rimanere su un profilo più basso.
Questa situazione era già presente negli Stati Uniti, dove la percentuale dei manager che preferiscono non far parte dei CdA sale al 58%, e pian piano sta coinvolgendo sempre di più l’Europa.
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Ci vorrebbe maggior trasparenza e un rafforzamento del collegigo sindacale, come ha sottolineato Alberta Figari, partner dello studio legale inglese «Una composizione troppo ampia del cda, come avviene in alcune realtà italiane come le banche popolari non è funzionale e rende complesso gestire i rischi e fare gli opportuni controlli. Sarebbe importante rafforzare il ruolo del collegio sindacale facendo rientrare al suo interno le responsabilità del consiglio di vigilanza».