Cresce la presenza rosa nei ruoli dirigenziali in Italia: in prossimità dell’8 marzo è tempo di bilanci e le cifre contenute nel “Rapporto Donne 2015” stilato da Manageritalia sono rassicuranti.
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Le donne manager sono aumentate del 18% tra il 2008 e il 2013, un trend positivo che ha caratterizzato anche la crescita dei quadri in rosa (+25% nello stesso lasso di tempo).
Nel settore privato, inoltre, la percentuale delle poltrone occupate da donne è pari al 15,1% (in Europa sono il 25%), mentre sono di sesso femminile anche il 44% delle menti brillanti che hanno scelto di lasciare la patria, i cosiddetti cervelli in fuga.
Il report, realizzato in collaborazione con AstraRicerche e JobPricing, fornisce dati interessanti per tracciare la mappa regionale e provinciale del management al femminile.
Se a ospitar il maggior numero di donne manager sono il Lazio e la Lombardia (rispettivamente con il 19,7% e il 17,1%), tra le Province più virtuose figurano Pavia (28,6%), Roma (20,1%) e Milano 13a (17,9%).
Se il comparto che rappresenta un terreno maggiormente fertile per la dirigenza rosa è la sanità (anche assistenza sociale) con il 42,2% di donne manager e il 50,8% di quadri, sembra ridursi la forbice tra le retribuzioni percepite dai manager dei due sessi: il compenso femminile è inferiore del 6,7% di quello maschile.
«La parità – afferma Marisa Montegiove, coordinatrice Gruppo Donne Manager Manageritalia – ai vertici delle aziende e organizzazioni in generale, nel mondo del lavoro e nella società, non è più una necessità delle donne, ma lo è anche degli uomini e di tutta la società. Lo è per la competitività del sistema. Certo, una parità che deve far rima con merito, non con quote o altro. Solo se vinceremo tutti questa lotta per cambiare il mondo del lavoro, perché vada verso maggiore produttività e benessere di aziende e persone e di tutto il sistema, raggiungeremo la vera parità, non tra uomo e donna, ma nei confronti delle economie più competitive. Infatti, il lavoro che serve oggi per stare ai vertici dell’economia mondiale è profondamente cambiato, e va verso alcuni capisaldi che sino ad oggi sembravano un’esigenza solo femminile. Non è quindi un caso, né una regalia, che le donne ai vertici aumentino, ma questo spazio alla possibilità di esprimersi al meglio deve diventare prassi e toccare tutti per sesso, anagrafe, nazionalità e cultura. Serve, quindi, fare molto di più per competere e crescere davvero in tutti i sensi.»
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