Il paragone tra attività sportive e ruolo del manager non è insolito. Stavolta a dire la sua in questo contesto è il top manager Richard Branson, appassionato di tennis e manager dalle idee innovative.
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Ciò che accomuna le due pratiche è, essenzialmente, la sfida costante contro sé stessi più che contro l’avversario, la necessità di pensare ad un punto/obiettivo per volta e ascoltare chi ne sa più di te. Branson fa l’esempio di quando Agassi gli disse di guardare la palla e muovere i piedi, un consiglio apparentemente semplice ma che ha a che fare con una concentrazione costante su quello che si sta facendo. Guardare la palla è fissare l’obiettivo e muovere i piedi trovare la giusta posizione per raggiungerlo.
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Così come Branson lavora sul suo rovescio, che considera il suo punto debole, i manager devono lavorare sulle loro difficoltà ed allenarsi per colmare le loro lacune. Nel dettaglio egli procede per fasi: recupera la sua posizione neutrale tra un colpo e l’altro, si prepara a reagire al colpo dell’avversario anticipandone le mosse, cerca di avere fiducia sulle sue potenzialità e si allena di continuo. Tutte fasi che fanno il parallelo con la pratica di management.
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Seguendo i diversi passaggi e, soprattutto facendo pratica di continuo, i risultati saranno evidenti, come assicura Branson. La costanza è tutto sul campo da tennis come in ufficio.