Cambiare vita

di Francesca Vinciarelli

16 Giugno 2016 09:00

Spesso non si riescono ad ottenere gli obiettivi prefissati sul lavoro e sulla vita, per rinascere serve un cambiamento, ecco da dove cominciare.

Per molti mesi, ma più spesso per molti anni, si prende in mano e di conseguenza si conduce una vita privata e lavorativa apparentemente soddisfacente e sensata, con le ambizioni, le speranze e le prospettive che si avevano all’inizio del percorso. Ma il lavoro si modifica, si evolve e spesso cambia e per molti tutto ciò è una scossa per cambiare tutto e mettersi alla prova.

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Ma tutto ciò si trova già ad un buon punto del cambiamento, si ha già la consapevolezza e la voglia di modificare tutta la propria vita. Ma per capire bene quando e come cambiare lavoro e vita si deve ritornare al principio. Il primo lavoro spesso è ciò che segna la vita di una persona che sta diventando adulta, il lavoro che per molti significa provare a mettersi in gioco, ma per altri e non pochi, significa anche fine. Questo perché può capitare per necessità e anche abitudine di non cambiare più lavoro. Per l’altra fetta di persone, che hanno avuto la capacità e anche la fortuna di trovare altro, di crescere e di, nel proprio piccolo, affermarsi, cambieranno, cercheranno e troveranno lavori su lavori fino a trovare il migliore. Ma gli eventi della vita in entrambi i casi, possono modificare le passioni, i sogni e le prospettive del futuro.

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Ecco perché cambiare è un cosa reale, ad un certo punto della vita, per entrambi i precedenti percorsi. Potrebbe cambiare solo il livello di difficoltà, in quanto per le prime persone sarà difficile come in passato trovare il coraggio, la voglia e la motivazione di stravolgere la propria vita. Cambiare vita, non significa voler diventare il capo in quell’azienda in cui si è dipendenti, ma può significare buttarsi in un percorso totalmente differente dall’attuale. L’illusione però potrebbe accecare moltissimi lavoratori, per questo è essenziale sapere e capire che un cambiamento potrebbe essere un fallimento, non è una conseguenza obbligatoria ma una probabile opzione. Allo stesso tempo non deve essere la paura a interrompere un futuro migliore.

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Un pensiero che nasce, negli ultimi periodi, dall’instabilità lavorativa che l’Italia mette a disposizione. Per questo tra le varie strade che il cambiamento può portare si trova il trasferimento all’estero. Il problema principale però non è solo la valigia, ma anche capire che strada percorrere, più semplicemente in quale paese scappare, valutazione che deve comprendere non pochi elementi e spesso unire tutte le esigenze non è facile come sembra. Per questo è importante prima informarsi sul paese scelto. Per capire meglio possiamo andare ad analizzare alcune differenze, ad esempio tra Italia e Germania. Differenze presenti sopratutto negli stipendi, non si parla però dei profili medio alti, ma anche dei profili minori.

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Più precisamente la Germania in confronto all’Italia ha stipendi del 30% in più per profili alti, e del 70% circa per i profili più bassi. Ma non si parla solo di percentuali, ma anche di cifre, uno stipendio di un operaio tedesco è circa 37.493 euro cioè un salario del 43% più alto dell’Italia. Ma non solo, un responsabile di gestione tedesco può arrivare a guadagnare oltre 76.000 euro contro i circa 57.000 di un italiano. Differenze presenti quindi in ogni settore dal basso fino all’alto, un direttore generale in Germania guadagna circa 362.000 euro contro i 297.000 di un direttore italiano.