L’Italia è prima in Europa per numero di imprese create da iniziative di under 40, menti brillanti e dotate di spirito di intraprendenza che secondo uno studio condotto dalla Coldiretti hanno dato vita a oltre 90mila aziende solo nel 2016.
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L’indagine “Bamboccioni a chi? I giovani italiani che fanno l’impresa” mostra un panorama nazionale molto vivace per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile, con un saldo positivo pari a 50mila unità tra le nuove aperture e le cessazioni nell’anno in corso.
Con un milione e 155mila imprese under 40 l’Italia supera le 900mila unità del Regno Unito e le 988 mila della Polonia, andando ben oltre le cifre che caratterizzano Romania (902 mila), la Spagna (691 mila) e la Francia (569 mila). Fanalino di coda è la Germania con 511mila imprese giovanili attive sul territorio.
Le cifre italiane sembrano contrastare con i dati rilevati dall’Eurostat nel 2015, dai quali emerge come una maggioranza di giovani (67,3%) viva ancora a casa con i genitori. A commentare questa apparenza contraddizione è il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo:
«La famiglia in Italia è un punto di riferimento importante perché al suo interno ha le risorse per sopportare meglio la crisi dal punto di vista economico, ma è anche un presidio di imprenditorialità diffusa che è un valore aggiunto per il Paese. In molti casi è una palestra ed un trampolino di lancio per consentire ai giovani di esprimere la propria creatività ed intraprendenza.»
«Dietro il luogo comune di ‘bamboccioni’ – aggiunge la delegata nazionale dei Giovani di Coldiretti, Maria Letizia Gardoni – c’è in realtà l’esercito di giovani imprenditori più numeroso d’Europa che rischia quotidianamente il proprio futuro nonostante l’evidente gap competitivo che sconta ancora il nostro sistema Paese. Sebbene il dinamismo dei giovani italiani è dimostrato anche dalla leadership europea delle candidature Erasmus, con 58 mila millenials che ne hanno fatto richiesta il vero nodo da risolvere rimangono i troppi giovani che sono costretti ad esprimere la propria creatività fuori dall’Italia.»