Cedolare secca al 21% per i bed and breakfast, che l’intermediario (es.: portale online) paga al Fisco in qualità di sostituto d’imposta: è uno degli emendamenti presentati dalle commissioni alla Legge di Stabilità 2017, su cui però si è già espresso negativamente il premier, Matteo Renzi su Twitter:
«Nessuna nuova tassa in legge di Bilancio. Nemmeno Airbnb. Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano».
La parlamentare del PD che ha presentato la proposta, Silvia Fregolent, dopo un colloquio telefonico con il capo del Governo, ha dichiarato di aver ritirato la proposta.
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L’emendamento prevedeva una cedolare secca con aliquota al 21% a carico di coloro che affittano case o camere attraverso la formula del B&B, l’istituzione di un registro unico nazionale per queste attività e una clasuola antievasione per cui c’è responsabilità in solido da parte del privato e dell’intermediario.
Quest’ultimo, nel caso in cui esista, è tenuto a pagare la tassa come sostituto d’imposta. In pratica un “attentato” al mercato florido della sharing economy turistica. L’intermediario, in questi casi, può esser non solo un’agenzia o un professionista ma anche un servizio online come appunto Airbnb.
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L’obiettivo era però chiaro: favorire la trasparenza nelle locazioni brevi e assicurare il contrasto all’evasione fiscale.
Come detto l’emendamento non sarà approvato ma, nel frattempo, lo storico dibattito si è riacceso. Il viceministro all’Economia Luigi Casero ritiene che il problema vada affrontato:
«non so se riusciremo a trovare una soluzione in sede di bilancio: speriamo, però, di riuscirci magari nel giro di qualche mese».
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Per il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia:
«la multinazionale americana, che continua indisturbata ad evadere il Fisco, consente ai proprietari di casa di poter utilizzare la cedolare secca anche per affitti di breve periodo i cui introiti sono, solitamente, in nero. Il tema della digital tax continua a essere inspiegabilmente rinviato».