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Investimenti esteri: dalla Cina nuova linfa per le PMI

di Francesca Pietroforte

16 Marzo 2015 07:45

Potenzialità e vantaggi per le PMI italiane dagli investimenti esteri che arrivano dalla Cina, anche in vista di Expo 2015.

Se l’Europa cerca ancora a fatica di uscire dalla lunga fase di recessione, obiettivo di molte piccole e medie imprese italiane è guardare alle economie emergenti che possono portare nuova linfa alle proprie casse alleggerite, ponendosi come investitori virtuosi e spalancando le porte dei propri mercati, offrendo spazi prima inimmaginabili.

Capitali cinesi

I capitali cinesi guardano con grande interesse le aziende italiane come possibili occasioni di investimento, come conferma il report “China Outlook 2015” presentato dalla Kpmg, società attiva in 155 Paesi del mondo con oltre 162 mila professionisti, leader a livello globale nei servizi professionali alle imprese. Le risorse in uscita nel 2014 sono state pari a 120 miliardi di dollari, maggiori di quelle in entrata. All’interno della spesa complessiva l’Italia occupa una posizione di tutto rispetto, vale a dire sesta dietro la Francia, ma prima di Germania, Spagna e Canada, in forte crescita rispetto al 2010.

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Settori

Gli investimenti si sono concretizzati in 272 partecipazioni cinesi in Italia, oltre che sulla formula della Joint Venture. Per quanto riguarda i settori preferiti, siamo passati dagli idrocarburi e dalle risorse naturali, all’elettronica, all’agribusiness, all’alimentazione e alla ristorazione. Ciò anche grazie alla predisposizione delle banche cinesi a finanziare le PMI in cerca di partner esteri: gli strumenti utilizzati poi allontanano il rischio cannibalizzazione, che potrebbe fungere da deterrente per le aziende italiane preoccupate dalla possibile degenerazione di accordi con partner molto più potenti. D’altronde la paura si è palesata anche in seguito ad acquisizioni miliardarie come l’acquisto del 35% di CDP Reti, messa in atto per 2,8 miliardi di dollari dalla cinese State Grid Corporation, o le partecipazioni in Saipem, Enel o ancora in seguito all’acquisizione del brand fashion Krizia e di Sagra, azienda con ruolo centrale nel mercato degli olii.

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Made in Italy

Ma la questione non è solo finanziaria: la Cina guarda con interesse al Made in Italy inteso nel senso più vasto. Secondo Roberto Giovannini, partner Kpmg, l’Italia è vista dalla Cina come la patria del bel vivere e del mangiar bene. I brand italiani vanno per la maggiore tra la nuova borghesia cinese, oggi più che mai attenta ad affermare il suo status attraverso l’adesione a stili di vita ricercati. Il fatto che tutto ciò che richiama l’Italia sia di per sé simbolo di qualità apre la strada del mercato cinese anche ad aziende dalle dimensioni diverse rispetto alle multinazionali.

Expo 2015

In questo senso l’Expo giocherà un ruolo fondamentale come vetrina per imprese e investitori di tutto il mondo, soprattutto se sarà intesa come uno strumento in grado di cogliere i profondi cambiamenti che stanno attraversando la Cina, anche dal punto di vista finanziario. Se fino a qualche anno fa erano i colossi pubblici a spingersi in occidente, oggi sono soprattutto i privati a guardare con interesse dalle nostre parti. Come rilevato da Kpmg, se nel 2010 solo il 10% delle acquisizioni all’estero aveva riguardato i privati, nel 2014 la percentuale è salita al 41%, ciò significa che l’economia cinese sta trasformandosi in una economia moderna, in cui l’azienda di stato occupa una fetta importante del mercato ma deve tener conto dei capitali privati.

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Turismo

Settore non meno importante per l’attrattività del Belpaese è quello turistico, e anche in questo caso il brand Italia registra un elevato livello di interesse sui mercati internazionali. Restando alla Cina, l’Organizzazione mondiale del turismo ha rilevato come nel 2020 i turisti cinesi saranno i più numerosi per quanto riguarda i viaggi all’estero, confermando il trend in crescita degli ultimi anni. Un dato che deve far riflettere, tenuto conto che nel 2013 sono stati 100 milioni i cinesi che hanno effettuato viaggi all’estero, con un +18% rispetto al 2012: l’ascesa della classe media, come nuovo volano dell’economia del grande Paese asiatico lascia supporre che altrettanto rapida sarà la crescita dei turisti cinesi in giro per il mondo. In Italia, secondo l’Istat, sono stati circa 2 milioni nel 2011 e sono cresciuti più del 10% per ciascuno dei due anni successivi, lasciando intravvedere una crescita anche per il 2014.