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Manovra: l’impatto del voto in Umbria

di Barbara Weisz

Pubblicato 29 Ottobre 2019
Aggiornato 30 Ottobre 2019 12:01

Cuneo fiscale, Partite IVA, tax expenditure, misure per la famiglia: per la manovra 2020 torna tutto in discussione dopo il voto in Umbria, anche se la UE resta positiva.

Il voto in Umbria, con la batosta dell’alleanza M5S – Pd, si inserisce nel rush finale della manovra 2020, provocando nuove tensioni fra le forze di maggioranza, che si ripercuotono su alcuni punti chiave della Legge di Bilancio: cuneo fiscale, flat tax partite IVA, pacchetto famiglia, tax expenditure.

Nella giornata di martedì 29 ottobre, ennesimo vertice di maggioranza per trovare la quadra, mentre i tempi ormai sono strettissimi. La manovra 2020 è stata approvata lo scorso 15 ottobre, con la formula del salvo intese (che consente modifiche) e non è ancora arrivata in Parlamento (perché i partiti di Governo stanno ancora discutendo su una serie di punti).

In ogni caso, nel giro di pochi giorni tutti i nodi dovrebbero sciogliersi, per consentire di portare in Aula il ddl che, di fatto, è già in forte ritardo sulla tabella di marcia. Che, come è noto, prevede poi il dibattito parlamentare, per l’approvazione entro la fine dell’anno e l’entrata in vigore il prossimo primo gennaio.

=> Legge di Bilancio: le misure nella risposta alla UE

Le turbolenze politiche stanno mettendo in discussione, come detto, una serie di punti su cui sembrava che l’accordo fosse già stato raggiunto. A partire dal cuneo fiscale, una delle misure più rilevanti inserite (vale 3 miliardi, nell’ambito di una manovra da 30 miliardi). Nel Dbp, il documento programmatico di bilancio inviato alla commissione Ue, viene indicato che il taglio del cuneo va totalmente a favore dei lavoratori. «Viene istituito un Fondo per l’avvio di un percorso strutturale di riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori, le cui modalità sono da definire con appositi provvedimenti normativi», si legge.

In realtà, il Movimento 5 Stelle insiste invece per destinarne almeno una parte alle imprese. La soluzione, potrebbe essere simile a quella individuata lo scorso anno per quota 100 e reddito di cittadinanza: mettere in manovra le risorse, istituendo il fondo di cui parla il Dpb, delegando poi a successivi decreti attuativi il dettaglio delle misure. Ma si tratta solo di un’ipotesi: non si esclude che il provvedimento possa essere definito con precisione già in manovra. Saranno fondamentali in questo senso sia le decisioni del Governo sul testo del ddl, sia il successivo dibattito parlamentare.

E veniamo a un’altra misura fondamentale di questa manovra, ovvero la marcia indietro sulla flat tax partite IVA. Introdotta lo scorso anno, fortemente voluta dalla Lega (che ha appena trionfato in Umbria insieme al centrodestra, con la vittoria di Donatella Tesei alla presidenza della Regione), la flat tax viene ora fortemente ridimensionata. Ma ancora non sono completamente definiti i contorni della nuova misura.

Ci sono alcune certezze: niente aliquota al 20% per le partite IVA con ricavi fra i 65mila e i 100mila euro (misura inserita nella manovra dello scorso anno con entrata in vigore 2020, ma che ora viene accantonata). Le prime bozze del ddl di Bilancio uscito dal Cdm del 15 ottobre prevedevano anche una drastica revisione della flat tax attualmente in vigore per chi sceglie il regime forfettario: resta l’aliquota al 15%, ma con il ritorno di alcuni paletti del vecchio regime dei minimi (tetto di 20mila euro per beni strumentali e compensi collaboratori, reddito da lavoro dipendente massimo pari a 30mila euro) e soprattutto tornando alla determinazione del reddito con il tradizionale criterio ricavi/costi, e non più applicando i coefficienti (che cambiano a seconda della tipologia di attività autonoma).

Ebbene, rispetto a questa ipotesi c’è stata una marcia indietro, per cui sembra destinato a restare immutato per i forfettari l’attuale criterio di determinazione dell’imponibile. Ma si tratta di un capitolo ancora non chiuso, per cui bisogna attendere il testo del ddl per avere certezze.

Molto caldo il dibattito intorno al pacchetto famiglia: qui, il punto è rappresentato dall’introduzione dell’assegno unico per ogni figlio, dalla nascita alla maggiore età, accompagnato da un riordino delle attuali agevolazioni su asili nido, nascite e via dicendo.

In realtà, sembra altamente improbabile che si riesca a introdurre questa misura nella manovra di quest’anno, in primis per un problema di risorse. Ci saranno, invece, bonus asili nido, sette giorni di congedo obbligatorio per i papà, bonus bebè che può arrivare a 160 euro al mese. m, anche qui, dibattito aperto fino all’ultimo.

Infine, il riordino delle agevolazioni fiscali. Ci dovrebbero essere nuovi balzelli, ovvero una sugar tax sulle bibite gassate e una plastic tax sugli imballaggi dei prodotti alimentari: sono misure ancora dibattute all’interno della maggioranza, ma sembra probabile che la discussione si farà in parlamento (non è chiaro però se nel frattempo il Governo intenda inserire queste nuove tasse indirette nel ddl). Conferma per le agevolazioni sulla casa nell’attuale misura (ristrutturazioni edilizie, riqualificazioni energetica, bonus mobili), introduzione di un nuovo bonus facciate, non è chiaro che cosa succederà del bonus verde introdotto lo scorso anno (ma non si esclude che alla fine venga prorogato anche quello).

Per concludere, le certezze sono due: i tempi stretti, per cui la manovra deve arrivare in parlamento entro la fine di questa settimana, o al massimo all’inizio della prossima; e l’approccio positivo della Commissione Ue (che invece, lo scorso anno, aveva aperto la strada alla procedura di infrazione, poi evitata in extremis. Il vicepresidente Valdis Dombrovskis rassicura: nessuna bocciatura in vista, «se la Commissione avesse voluto chiedere una bozza rivista, avremmo rispettato le stringenti scadenze procedurali», quindi la richiesta sarebbe già arrivata a Roma.