Digitalizzazione imprese e PA: l’UE fa il punto

di Anna Fabi

17 Giugno 2019 10:05

Bene Open Data e Sanità digitale, male l'eGovernment, crescono cloud ed e-commerce ma non le competenze digitali: la fotografia scattata dal DESI 2019.

Migliora il livello di digitalizzazione in Italia, nel pubblico e nel privato ci sono stati molti progressi ma la strada è ancora lunga. Permane infatti nel pubblico un’enorme gap tra disponibilità di servizi online offerti dalla PA italiana e loro effettivo utilizzo da parte degli utenti, in più le imprese private non riescono a sfruttare a pieno le potenzialità della digitalizzazione.

DESI 2019

Questa la fotografia scattata dall’annuale pubblicazione dei dati del DESI, l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società della Commissione europea che ogni anno misura la competitività digitale degli Stati membri e che colloca l’Italia al 24° posto fra i 28 Stati membri dell’UE.

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Per quanto riguarda la digitalizzazione dei servizi pubblici, sono buoni i risultati per Open Data e Sanità digitale, in linea con la media europea per disponibilità di servizi online, male invece per utenti di servizi eGovernment, che vi vede fanalino di coda in Europa. In generale, ad essere sotto della media dell’UE sono soprattutto gli indici relativi alla connettività, che comunque è in crescita, e ai servizi pubblici digitali.

DESI 2019

Connettività

La copertura a banda larga veloce cresce ma rimane sotto la media, i progressi nella connettività superveloce (100 Mbps e oltre) sono ancora troppo lenti, ma l’Italia è a buon punto per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro 5G. In termini di connettività siamo al 19º posto fra gli Stati membri dell’UE, in crescita di ben sette posizioni rispetto alla classifica DESI dell’anno scorso. Sotto la media UE anche le percentuali di utilizzo della banda larga mobile; migliora ma rimane bassa la diffusione della banda larga veloce (23º posto nell’UE). Da noi il 19% degli individui residenti non ha mai usato Internet, il doppio della media UE, e nessuna delle attività online che sono state monitorate presentano un punteggio al di sopra della media UE.

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Competenze digitali

Sotto la media UE anche il livello delle competenze digitali di base e avanzate degli italiani (26º posto nell’indice capitale umano):

  • solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57% nell’UE);
  • la percentuale degli specialisti TIC rimane stabile, ma l’incidenza sulla forza lavoro è solo del 2,6%, rispetto alla media del 3,7 % nell’UE;
  • la percentuale di laureati in possesso di una laurea in TIC da noi è solo dello 0,9%;
  • bassa anche la percentuale delle donne specializzate in TIC (0,8%).

Troppo modesti i risultati del Piano nazionale per la scuola digitale lanciato nel 2015:

  • solo il 20% degli insegnanti ha effettuato corsi formativi in materia di alfabetizzazione digitale;
  • il 24 % delle scuole manca ancora di corsi di programmazione.

Il Report segnala inoltre come, nel quadro del piano Impresa 4.0, il governo abbia destinato risorse per 700 posti di dottorato annuali in materie relative a Industria 4.0 ma che, alla fine del 2017 (ultimo anno disponibile), solo 41 di questi corsi di dottorato erano attivi (su un totale di 815), con 400 posti complessivi disponibili.

Digitalizzazione delle imprese

Sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia si posiziona al 23º posto tra gli Stati membri dell’UE, come nel DESI 2018, ben al di sotto della media UE. Le potenzialità delle nostre imprese sono alte, ma non vengono sfruttate al meglio, nonostante si registri un crescente interesse per i servizi cloud ed e-commerce, anche se le imprese non sfruttano ancora a pieno le loro potenzialità:

  • solo il 10% delle PMI vende online contro una media UE del 17%;
  • solo il 6% effettua vendite transfrontaliere e solo l’8% circa dei loro ricavi proviene da vendite online;
  • oltre il 37 % delle imprese condivide informazioni per via elettronica all’interno dei propri dipartimenti aziendali, contro una media UE pari al 34%.

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E-government

Discreta, in leggero miglioramento e in linea con il resto dell’UE l’offerta in Italia di servizi pubblici digitali. Bene soprattutto le voci relative a:

  • i Moduli precompilati, dove siamo passati dal 21° al 19° posto, con un incremento di ben 15 punti rispetto alla precedente rilevazione (48/100, media UE 58/100);
  • il Livello di completezza dei servizi online, dove l’Italia passa dal 14° al 12° posto con un punteggio di 91/100, superiore alla media UE di 87/100;
  • i Servizi digitali pubblici per le aziende, dove passiamo dal 19° al 17° posto con un punteggio di 85/100, in linea con la media europea.

Tra i risultati peggiori della digitalizzazione italiana il grado di interazione digitale tra enti pubblici ed utenza (indicatore Utenti eGovernment): solo il 37% degli utenti di Internet italiani scegli i canali online per inviare moduli a una PA, contro una media europea del 68%. Siamo i secondi peggiori, su questo fronte, nel panorama comunitario.

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Sanità digitale

I risultati migliori evidenziati nel Report dell’UE sul fronte pubblico sono quelli registrati sul fronte degli Open Data, dove il nostro Paese fa parecchi progressi passando dall’8° posto dell’edizione precedente all’attuale 4° posto. Bene anche i Servizi di sanità digitale, indicatore introdotto per la prima volta nell’edizione 2018 del rapporto DESI, l’Italia rimane stabile in ottava posizione ma si distingue per un buon 24% di cittadini che usufruisce dei servizi di sanità e assistenza erogati online, contro una media europea del 18%. Riguardano la sanità digitale anche altri due nuovi indicatori: Scambio di dati medici, in cui l’Italia si trova al 13° posto con il 30% dei medici di base che scambia dati digitalmente, contro una media UE del 43%, e Ricette digitali, dove siamo solo al 20° posto, con il 32% dei medici di base che usa le ricette digitali, contro una media UE del 50%.

I progressi dell’Italia

Il Report UE evidenzia comunque il grande lavoro svolto da AgID e Team digitale per la digitalizzazione del Paese, pur evidenziando un’Italia a due velocità, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni locali: da una parte ci sono i buoni risultati ottenuti dagli enti già in fase di rapida digitalizzazione, dall’altra ci sono delle amministrazioni locali “meno collaborative”, difficili da governare. Per quanto riguarda le imprese, al fine di rafforzare la trasformazione digitale dell’economia italiana, il Report evidenzia l’importanza di far crescere la consapevolezza della rilevanza della digitalizzazione nelle PMI: rifocalizzare alcuni incentivi sulle PMI è un passo nella giusta direzione, ma sono necessari ulteriori sforzi sistemici per elevare il loro livello di digitalizzazione a quello dei principali concorrenti delle aziende italiane.