Pmi: la crisi alimenta l’usura e moltiplica i fallimenti

di Noemi Ricci

11 Gennaio 2012 10:45

Preoccupanti le condizioni di lavoro e di impresa in Italia, la crisi alimenta l’usura e la criminalità e a farne le spese sono le Pmi.

Continua ad essere grave il fenomeno dell’usura che interessa le imprese italiane: stando ai dati dall’ultimo rapporto annuale di Sos Impresa “Le mani della criminalità sulle imprese”, la crisi economica ha avuto come effetto l’aumento di questi fenomeni.

Addirittura, tra il 2008 al 2011, sono state 10mila le imprese che hanno chiuso i battenti per usura o per i debiti contratti, che sono raddoppiati nel giro di 10 anni, raggiungendo quota 180mila euro.

Di conseguenza, sono anche aumentati i fallimenti: nel 2008, anno nel quale ha preso il via l’attuale crisi economica globale, l’aumento si era assestato sul +16,6%, per poi raggiungere il +26,6% nel 2009 e addirittura il +46% nel 2010.

Oltre 3mila imprese (3.226) hanno avviato procedure fallimentari nei soli primi tre mesi del 2010, per chiudere l’anno con 12mila chiusure.

L’usura colpisce duramente ben 200mila esercizi commerciali, ma quelli che hanno relazioni con la criminalità sono 600mila unità. Ovviamente a questo andamento è corrisposto un aumento degli usurai passati da circa 25mila a oltre 40mila, con un crescente coinvolgimento della criminalità organizzata, soprattutto della camorra (+52,5% in tre anni).

Tra le categorie vittime dalle estorsioni ci sono in primo luogo i commercianti che operano nel settore alimentare, dell’abbigliamento, delle calzature ed i fiorai. Categorie legate alle tradizioni «che oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi» segnala il rapporto.