Obbligo pari stipendio uomo donna

di Noemi Ricci

Pubblicato 8 Gennaio 2018
Aggiornato 16:56

L'Islanda fa ancora una volta da apripista nella lotta al divario di genere e impone, per legge, la parità di stipendio tra uomo e donna.

L’Islanda si conferma la nazione più all’avanguardia sulla lotta alle differenze di genere con l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2018 della prima legge al mondo che rende obbligatoria la parità di stipendio tra uomo e donna. La novità riguarda sia aziende private, che uffici pubblici con più di 25 impiegati, che verranno periodicamente monitorati e dovranno saper dimostrare l’equità di stipendio tra uomini e donne, pena l’applicazione di pesanti sanzioni.  I controlli saranno affidati alla polizia islandese, composta in gran parte da donne, e alle autorità tributarie.

=> Lavoro e Reddito, uomini e donne a confronto

La necessità di varare questa legge è sorta a fronte delle proteste delle donne lavoratrici islandesi, che avevano abbandonato in blocco il posto di lavoro per contestare la differenza di paga rispetto agli uomini. Il Governo Islandese si è mosso quindi con una legge che garantisse loro parità di trattamento e  il ministro dell’Uguaglianza e degli Affari sociali, Thorsteinn Viglundsson, ha  dichiarato:

“È il momento giusto per fare qualcosa di radicale: i diritti umani sono diritti uguali per tutti“.

Già in passato il Paese aveva fatto da apripista per altre misure volte a promuovere l’uguaglianza di genere sul lavoro, con iniziative che hanno fatto posizionare negli ultimi nove anni l’Islanda al primo posto della lista dei Paesi più avanzati nella parità tra sessi stilata dal World Economic Forum.

=> Assunzioni agevolate donne disoccupate

Si tratta di un Paese in cui la differenza media fra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne è compresa tra il 14% e il 20%, percentuale ben lontana, ovvero notevolmente più bassa, di quella registrata in tutti gli altri Paesi europei. Tra le varie misure volte a garantire la parità di genere in Islanda ricordiamo:

  • la legge che impone alle aziende di avere una quota rosa di almeno un 40% di donne nei loro organi direttivi;
  • il congedo parentale retribuito di nove mesi, fruibile alternativamente anche dal padre;
  • il divieto della prostituzione e di spettacoli degradanti per la donna, legge che punisce clienti, datori di lavoro o sfruttatori, mentre le donne vengono definite vittime dalla legislazione;
  • l’attribuzione al Ministero del Welfare del compito di vigilanza, imposizione e difesa delle pari opportunità.