Niente accorpamento delle festività : la misura non porta reali risparmi, rischia di aumentare la conflittualità fra imprese e lavoratori, e non è nemmeno vero che si tratta di una prassi diffusa a livello europeo: per tutte queste ragioni il Consiglio dei ministri ha stabilito che per quest’anno le festività dei santi patroi non verranno artificiosamente attaccate al week end. Con buona pace del sottosegretario Gianfranco Polillo che nei giorni scorsi si era espresso a favore dell’accorpamento.
Il governo ha affrontato il tema in base alla norma, prevista del decreto di Ferragosto 2011 (la cosiddetta manovra estiva bis) per cui alcune festività possono essere attaccate ai fine settimana (cadendo quindi di lunedì o di venerdì) secondo un calendario che, di anno in anno, il Governo deve mettere a punto entro la fine di novembre.
Palazzo Chigi ha quindi appena stabilito che, per il 2013, le festività cadranno nei giorni “canonici”: i milanesi staranno quindi a casa per Sant’Ambrogio, i fiorentini per San Giovanni Battista, i veneziani per San Marco (che è il 25 aprile, quindi festa comunque), i napoletani per San Gennaro, i palermitani per Santa Rosalia e così via.
L’unica festività di santo patrono che non è mai stata a rischio è quella di Roma, San Pietro e Paolo (29 giugno), che è sancita da specifici accordi con la Santa Sede, e quindi (in base al testo della manovra di Ferragosto) non si può comunque spostare.
La conversione in legge del decreto di Ferragosto aveva salvato anche le festività civili: 25 aprile, primo maggio e 2 giugno.
Nei giorni scorsi il dibattito si era particolarmente acceso, dopo la presa di posizione di Polillo, con reazioni negative all’ipotesi da parte dei sindacati.
Non è la prima volta che il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo fa notizia con dichiarazioni e proposte che riguardano l’orario di lavoro: a metà giugno aveva sollevato polemiche la sua ricetta anti-crisi che prevedeva di eliminare una settimana di ferie per recuperare un punto di PIL.
L’obiettivo di queste proposte, secondo il sottosegretario, è «una riduzione del costo del lavoro», premessa per avere «un aumento del margine operativo lordo e una ripresa dei profitti e degli investimenti». Perché «in Italia il rapporto tempo libero-lavoro è troppo basso».
Beh, il Governo (di cui lo stesso sottosegretario Polillo fa parte) sembra non essere d’accordo sul valore economico della misura in questione: anzi, secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio.
In secondo luogo, a differenza di quanto indicato nel decreto legge del 2011, non esistono prassi europee a cui fare riferimento in tal senso.
E comunque, per quanto riguarda i lavoratori del privato, la misura violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro.