Rete di imprese: il contratto per PMI forti e competitive

di Alessia Valentini

31 Gennaio 2013 10:00

Diventare grandi restando piccole, reti di imprese: lo strumento giuridico del contratto di Rete in Italia, per PMI che vogliono fare rete.

Il detto “L’unione fa la forza” non è mai stato tanto attuale per le PMI italiane: siglare un contratto di rete tra imprese offre l’opportunità (logica e fisiologica) di mantenere la propria dimensione diventando però finanziariamente più forti e concorrenziali.

=> Leggi in cosa consiste il contratto di rete

Sul piano giuridico, le reti di imprese sono forme di coordinamento di natura contrattuale tra aziende, in particolare PMI che vogliono aumentare la massa critica e avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o passare sotto il controllo di un unico soggetto. Dal punto di vista economico, sono una libera aggregazione tra imprese con l’obiettivo di crescere in competitività e innovazione.

=> Consulta gli incentivi per reti di imprese

Il contratto di rete tra imprese  è stato introdotto dal Decreto incentivi (legge n.33/2009). La legge Sviluppo 2009 n.99 ne ha poi esteso l’ambito di applicazione a tutte le organizzazioni imprenditoriali (non più solo SpA) ed ha attribuito alla rete autonomia patrimoniale perfetta.

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Modelli di reti d’impresa

Il nuovo strumento giuridico per associarsi consente perciò di andare oltre i vecchi modelli (contratto di società o di consorzio, ATI, RTI, joint venture, contratto di franchising).

  1. Rete verticale: aggrega aziende che condividono interessi legati a tutta la filiera produttiva, con obiettivi di consolidamento e responsabilizzazione.
  2. Rete orizzontale: raggruppa piccole aziende“au pair” che si uniscono in rete per superare l’ostacolo della scarsa visibilità e del basso potere di negoziazione o per offrire ai clienti un’offerta più strutturata fruibile mediante tutte le aderenti.

=> Leggi come le reti d’impresa favoriscono la competitività delle PMI

 Vantaggi fiscali

Le aziende in rete non vantano solo un miglior posizionamento strategico in termini di mercato, accesso al credito, brevetti, investimenti esteri e certificazioni di qualità.

Le aziende aderenti alle reti di imprese beneficiano anche di uno speciale disciplina fiscale agevolata: un regime di sospensione di imposta di cui possono fruire – previa richiesta telematica – gli utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva e destinati alla realizzazione di investimenti previsti dal contratto asseverato. In pratica, hanno diritto ad un differimento dell’imposta, che comunque non opera ai fini IRAP.

=> Leggi la nuova disciplina per le reti d’impresa

Il Dl 78/2010 (articolo 42, comma 2-quater) ha definito i requisiti per le agevolazioni. La normativa fiscale per le reti di imprese è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Numeri

Al fine 2011 le reti d’impresa in Italia erano 305, di cui ben 200 siglate da Marzo 2010 a Novembre 2011 per un numero totale di imprese coinvolte di poco inferiore alle 1500 unità. Secondo Unioncamere, oggi sono circa 2mila le PMI coinvolte in progetti di rete d’impresa.

Un fenomeno in rapida crescita, dunque, rappresentato in gran parte da micro e piccole imprese (79%), con un’elevata differenziazione produttiva (47%) e con finalità di innovazione, promozione e distribuzione, oltre che di maggiore efficienza produttiva.

La costituzione di R.E.T.E Imprese Italia (Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sintetizza il cambiamento di rotta intrapreso in questa direzione, scegliendo di muoversi assieme per favorire la promozione e il consolidamento delle PMI come componenti fondamentali del sistema economico e il riconoscimento del loro ruolo presso tutti i livelli di interlocuzione.

Dunque, la concorrenza sfrenata non è l’unico modo per emergere, il tabù è stato rotto e oggi sopravvive chi è meno piccolo, chi ha capito che si può fare impresa in modo diverso.

Le reti sono uno strumento importante per come sono strutturate: non chiedono di rinunciare al protagonismo imprenditoriale come nelle fusioni né di lasciare la guida a manager esterni.  L’aggregazione e la crescita dimensionale favoriscono piuttosto l’apertura mentale del piccolo imprenditore spesso condizionato, per citare Giuseppe Tripoli, da una “visione isolazionista”.

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