È ormai uno strumento di uso quotidiano in tutto il mondo. È uno dei simboli della rivoluzione hi-tech dell’ultimo decennnio e dello sviluppo di Internet, di cui resta fra i protagonisti assoluti. È un fenomeno che ha fatto nascere abitudini, probabilmente simili in tutto il pianeta, e nuovi termini (vedi googlare…).
Eppure ha solo 12 anni. Questo il tempo passato da quando, il 27 settembre del 1998, Larry Page e Sergey Brin, oggi fra gli uomini più ricchi del pianeta, fondarono la società di Mountain View. Ma allora la sede non era certo quella di oggi. Come nella miglior tradizione delle Internet company, i due brillanti studenti di Stanford sono partiti da un garage al 232 di Santa Margherita Avenue, a Menlo Park, in California.
Il primo impiegato è Craig Silverstein, un dottorando di computer science a Stanford. Passano pochi mesi e, nel febbraio del ’99, la società che ha otto impiegati trasloca a Palo Alto, e dopo un’altra manciata di mesi, in agosto, si sposta di nuovo, finalmente a Mountain View, a pochi chilometri da Stanford, ma in una location diversa dall’attuale.
Alla fine dell’anno, gli impiegati sono diventati 40, nel maggio del 2000 il motore di ricerca parla dieci lingue, fra cui l’italiano. È l’inizio di un’avventura che come si vede procede a tappe serrate e che vede un momento fondamentale nell’agosto del 2004, quando con la quotazione in borsa e i miliardi che il mercato fa affluire nella casse di quella che si rivela come una società in utile dal 2001, Google viene consacrato come protagonista indiscusso della rete.
Come probabilmente molti sanno, il nome deriva da un termine matematico, Googol, che definisce un numero rappresentato da 1 e seguito da 100 zeri. Un concetto che ben riassume la mission del motore di ricerca che organizza, grazie a un algoritmo, il mare di informazioni della rete.
Oggi, sulla home page, il compleanno è festeggiato con un apposito Doodle, la torta con la candelina al posto della “l” disegnata dall’artista americano Wayne Thiebaud. È interessante ricordare come anche i Doodle abbiano una loro storia, iniziata poco dopo la nascita della società, per la precisione nel 1999 quando Brin e Page, tornando dal Burning Man festival, nel deserto del Nevada, proposero appunto il primo logo rivisitato, con il simbolo stilizzato del festival al posto della seconda “i”.
Una specie di “out of office” ante litteram comunicato graficamente al mondo intero. L’anno dopo, nel 2000, celebrano la presa della Bastiglia chiedendo un disegno al webmaster aziendale Dennis Hwang. Oggi c’è un team di creativi che si occupa dei Doodles, ne sono stati creati 300 negli Stati Uniti e circa 700 nel mondo.
La storia aziendale di Google, e i riflessi sociali ed economici dell’utilizzo del motore di ricerca sono studiati e analizzati in decine di libri. Fra gli ultimi prodotti che si possono trovare nelle librerie, “Larry e Sergey, le menti di Google”, in cui l’autore, Richard L.Brandt, giornalista esperto di tecnologie, si concentra sulle figure dei due fondatori anche attraverso interviste a collaboratori, partners, concorrenti. Oppure “Google Story”, di Vise David e Malseed Mark. Fra i moltissimi testi editi negli anni passati, “Il pianeta Google” del giornalista del New York Times Randall Ross, “Google e gli altri”, di John Battelle, che affianca a quella di Mountain View la storia degli altri motori di ricerca, da Yahoo ad Altavista. Fra i testi che propongno visioni più critiche, “L’algoritmo al potere”, di Francesco Antonucci, “Googlecrazia”, di Eric Gunnar Trjo, “Luci e ombre di Google”, di Ippolita, un gruppo di ricerca formato da hacker e agitatori sociali.