Per la prima volta negli ultimi due anni, alla conference call con gli analisti si è presentato Steve Jobs in persona. Perché già ieri sera, nel dopo borsa di Wall Street, è apparso chiaro che la reazione del mercato alla pur positiva, anzi brillante, trimestrale di Apple era tutt’altro che incoraggiante.
Il motivo per cui un’azienda che presenta utili quasi raddoppiati e ricavi in crescita del 67% registra un tonfo? Colpa dell’iPad. Le vendite del tablet nel quarto trimestre si sono attestate a 4,19 milioni di unità, mentre il mercato si aspettava che venisse raggiunta quota cinque milioni.
Risultato: ieri sera nel dopo borsa americano un tonfo superiore al 6%, oggi all’apertura di Wall Street il titolo ha esordito con un ribasso del 5%, per poi proseguire all’insegna della debolezza.
In realtà, le vendite dell’iPad non sono proprio le uniche responsabili di questa non calorosa accoglienza. Sotto le aspettative anche le previsioni per il trimestre in corso, e i margini. Vediamo i conti nel dettaglio.
Il risultato netto è pari a 4,31 miliardi, 4,64 dollari per azione, con un balzo rispetto ai 2,53 miliardi del periodo luglio-settembre dell’anno scorso e superiore al consensus di 4,08 dollari per azione. Il fatturato si è attestato a 20,3 miliardi, in crescita del 67% e superiore alle attese di Wall Street, 18,9 miliardi.
E fin qui tutto bene, anzi benissimo visto che, come ha specificato Steve Jobs utile e ricavi sono «entrambi record di sempre per Apple». Le note dolenti iniziano però parlando del margine lordo, al 36,9%, in ribasso rispetto al 41,8% del quarto trimestre 2009 ma soprattutto inferiore alle stime di Wall Street, pari al 38,2%, a dispetto di un costo dei componenti più basso del previsto nel periodo.
A questo si può aggiungere che l’outlook è a sua volta sembrato troppo conservativo (l’azienda però è tradizionalmente prudente in materia di previsioni). Per il trimestre in corso, Cupertino prevede un utile di 4,80 dollari ad azioni su ricavi di 23 milioni, mentre le attese sono per un risultato di 5,07 dollari ad azione su un fatturato più basso, 22,4 miliardi.
Se poi si tiene conto che nei giorni precedenti al bilancio il titolo aveva corso, il cocktail che ha portato al tonfo di borsa è completo (forse si può aggiungere anche che il mercato è abituato a performances spettacolari, e quindi reagisce con maggior durezza in caso di delusione).
Comunque sia, tutto il resto è, come dice l’analista di Gartner Van Baker, «abbastanza spettacolare». Le vendite dell’iPhone, sopra le attese, sono a quota 14,1 milioni, che significa un boom del 91% rispetto al 2009 (ma nel frattempo è uscito il nuovo modello). Rialzo del 27%, in termini di unità vendute, per i Mac, a 3,89 milioni di pezzi, in linea con la parte alta della forchetta previsionale. In ribasso, secondo un trend che prosegue da qualche tempo ed è ampiamento messo in conto sia dall’azienda che dal mercato, le vendite di iPod, a 9,05 di unità, -11%.
L’iPad, come detto, è invece sotto i 5 milioni auspicati da Wall Street. E proprio in difesa della tavoletta magica si è speso Jobs davanti agli analisti. Senza mandarla a dire a nessuno, ha chiaramente spiegato che secondo lui i device concorrenti, per esempio Samsung e Dell, che hanno uno schermo da sette pollici (contro i 9,7 dell’iPad), sono «morti in partenza», perché «i loro produttori scopriranno lo dolorosa lezione che i loro tablet sono troppo piccoli».