Google modifica la policy sulla privacy

di Fabrizio Sinopoli

Pubblicato 30 Gennaio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:48

Più volte vi abbiamo consigliato come comportarsi per proteggere la propria privacy in particolar modo durante la nostra navigazione. Infatti, senza che noi che ne accorgiamo, lasciamo tracce che i provider e i siti potrebbero utilizzare per conoscere le nostre abitudini, i nostri gusti e anche i nostri “vizi”.

Il tema della privacy è delicato e sempre più all’ordine del giorno. Sul banco degli imputati si trova spesso Google, da molti definito il vero “Grande Fratello” del nuovo millennio: con il vasto numero di servizi che offre e con un numero di utenti sempre maggiore, sui server di Google passa una quantità incredibile di dati personali.

Come si comporta Google a riguardo? Esiste una policy che proprio nel giorno della privacy (Data Privacy Day), è stata modificata.

Come riporta anche digital inspiration, questa è la vecchia policy (disponibile nella cache di Google):

When you access Google services, our servers automatically record information that your browser sends whenever you visit a website. These server logs may include information such as your Web request, Internet Protocol address, browser type, browser language, the date and time of your request and one or more cookies that may uniquely identify your browser.

Questa invece è quella nuova:

When you access Google services, our servers automatically record information that your browser sends whenever you visit a website. These server logs may include information such as your Web request, Internet Protocol address, browser type, browser language, the date and time of your request and one or more cookies that may uniquely identify your browser. “Also, in order to protect you from fraud, phishing, and other misconduct, we may collect information about your interaction with our services. Any such information we collect will only be used to detect and prevent fraud or other misconduct.”

Cosa ne pensate di questo cambiamento? È davvero Google il Grande Fratello da cui dobbiamo guardarci le spalle?