La Legge di Stabilità 2013 porterà qualche ora di lavoro in più agli insegnanti, ma non uno stipendio più alto: questa è una novità che ha scatenato polemiche a non finire e l?ira dei diretti interessati, tuttavia sembra esserci ancora poca chiarezza.
Con l?applicazione della Legge di Stabilità 2013 gli insegnanti dovrebbero lavorare non più 18 ore settimanali ma circa 24 (docenti di sostegno compresi), un incremento mirato ad allineare il mondo della scuola italiana con quanto già accade nel resto dell?Europa. Si tratterebbe di sei ore di lavoro in più a settimana ma non retribuite.
«L’orario di servizio del personale docente della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, sia di 24 ore settimanali. Nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo.»
Le parole pronunciate dal Ministro Francesco Profumo rischiano tuttavia di confondere le idee, infatti il titolare del dicastero dell?istruzione cita in modo chiaro una prossima differenziazione degli stipendi che si baserà proprio sul numero di ore di lavoro svolte. Scegliendo l?orario corto, in pratica, si guadagnerebbe di meno e solo svolgendo l?orario pieno si avrebbe diritto alla retribuzione piena.
È sempre il Ministro Profumo a introdurre il concetto di “scuola del futuro? e “insegnamento flessibile? nel corso di una videoconferenza durante la convention dell?associazione nazionale Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) tenutasi a Bologna. In vista dei numerosi cambiamenti che subirà la scuola nell?immediato futuro (si parla di attività pomeridiane e serali), anche gli insegnanti dovranno manifestare una maggiore flessibilità che rispecchi il nuovo ruolo da loro ricoperto all?interno della scuola italiana.
«Scegliere tra tempo pieno, part-time e anche di dare più tempo alla scuola rispetto a quanto previsto dal contratto. E così cominciare a ragionare in termini di carriera dell?insegnante. Ci troviamo di fronte a una seconda rivoluzione Gutenberg: quella della rete. Gli studenti non sono più interessati a una trasmissione tradizionale del sapere. Possono contare su una marea di informazioni che non sono organizzate. E qui si inserisce il nuovo compito dell?insegnante: un organizzatore delle conoscenze. Un ruolo che potrà prevedere in futuro un?alternanza docente-discente interessantissima».