Il prezzo della scarsità

di Fabrizio Pestarino

16 Marzo 2010 13:30

In un'economia di grande offerta globalizzata anche la partecipazione e la disponibilità di ciascuno costituisce il fattore competitivo delle buone pratiche dell'organizzazione che anche grazie ai nuovi mezzi informativi possono identificare meriti

È nella natura umana ritenere preziosa una risorsa poco disponibile o limitata nello sfruttamento e nel tempo. Il petrolio, ad esempio, costantemente fluttua il suo prezzo nel tempo secondo logiche a detta degli esperti catalizzata dalla domanda-offerta, molto più plausibilmente governata dalla speculazione e dall’uso distorto di strumenti finanziari che lo condizionano.

Fin qui nulla di nuovo. È meno immediato poter pensare che il nostro comportamento nell’agire quotidiano sia spesso guidato dal voler creare un prezzo alla scarsità di una qualche risorsa che riteniamo unica e che ci appartiene in modo distinguibile.

Non stupisce allora il voler rendersi “preziosi” anche in situazioni apparentemente prive di una causa immanente. «Siamo tutti utili ma non indispensabili», è questo forse il detto che molti piccoli imprenditori sventolano a manager e dipendenti che si arrogano il merito di un risultato ottenuto o di un cliente mantenuto.

È forse proprio la volontà di sfatare tale detto che molti manager tentano una resistenza studiata alla propria disponibilità verso le persone coinvolte nello sviluppo condiviso. Arrivare in ritardo all’appuntamento adducendo motivi di forza maggiore più influenti al risultato dell’azienda, rispetto allo scopo della riunione stessa, frapporre continue interruzioni allo svolgersi delle attività con telefonate e assenze prolungate sono tutte dimostrazioni a se stessi e agli altri della propria unicità all’evolversi della vita aziendale.

Ma si è proprio sicuri che il rendersi “scarsi” possa condizionare favorevolmente il proprio valore e il conseguente potere decisionale o è forse più conveniente una partecipazione costante e proattiva in ciscuna fase di vita dell’attività aziendale?

Di fatto, ormai, il Knowledge Management attraverso l’uso dei Social Network rende sempre più chiara la consapevolezza dell’effettiva capacità e importanza delle persone in base al “valore aggiunto” effettivamente profuso nelle attività, misurato e quantificato da indicatori anche in relazione alla disponibilità di ciascuno di condividere informazioni e dati che spesso sono sovrabbondanti, ma non “quelli necessari” allo scopo specifico. Come per il petrolio non è sempre la scarsità la causa prima del suo aumento di prezzo.