La qualità, e in particolare la qualità ambientale, nel settore del turismo paga. Lo conferma Legambiente Turismo, che ha appena svolto due diverse indagini: una su un campione di 40 imprenditori iscritti sull’andamento della stagione 2011, e un più ampio sondaggio sul 10% delle imprese associate (precisamente, 203 imprese) che indaga sulle caratteristiche delle aziende turistiche impegnate nelle buone pratiche ambientali.
Ebbene: fra gli imprenditori, il 65,9% ritiene che la stagione sia andata bene nonostante la crisi, mentre il 12% addirittura dice che l’estate è andata molto bene. Il 68,3% risponde poi che i turisti notano la differenza fra una struttura che segue il decalogo di Legambiente Turismo. Il 29,3% ha messo in programma per il 2012 nuovi investimenti energetici o strutturali, per continuare a puntare sulle buone pratiche ambientali.
E risultati positivi sono arrivati anche dall’indagine sul 10% delle aziende associate. Pur in un panorama di crisi economica, in cui quindi malgrado la tenuta delle presenze si registra una riduzione dei guadagni, dovuti all’aumento dei servizi compresi nel prezzo offerto ai turisti, «spicca la soddisfazione del 70% delle imprese con etichetta ecologica» spiega Luigi Rambelli, presidente di Legambiente Turismo. Queste imprese «verificano il gradimento dei turisti verso le aziende che hanno scelto le buone pratiche previste dalla nostra etichetta ecologica, riunite in oltre 50 gruppi locali in 17 regioni italiane sorti in parternariato con comuni, province, associazioni di categoria, Enti Parco».
Le imprese che perseguono le buone pratiche ambientali sono per quasi la metà alberghi, 48%, seguiti dagli agriturismi, 28%, mentre bed and breakfast e campeggi sono rispettivamente al 7 e 6% e il restante 11% è rappresentato da altre tipologie di strutture. Sono spesso società individuali, 30%, a gestione familiare, 75%.
Tra i principali motivi di adesione a Legambiente Turismo, e quindi alle buone pratiche ambientali, ci sono l’interesse personale, 79,3%, l’educazione familiare, 41,9%, e il marketing, 28,1%.
Anche qui c’è una decisa maggioranza, il 68%, che programma investimenti “verdi”. Più specificamente, in genere si tratta di investimenti in energie rinnovabili, 69,6%, seguiti da ristrutturazioni, 20,3%, attività di promozione, 19,6%.
Il 55,2% delle imprese del turismo ritiene che l’aspetto maggiormente positivo del marchio ambientale sia la soddisfazione dei turisti. Segue l’efficienza, in termini di riduzione di costi e sprechi, 54,7%. Si sottolinea però che l’aspetto meno gettonato è quello dell’aumento del fatturato, indicato solo dal 15,8%.
Secondo Legambiente, anche sulla base di numerose ricerche già svolte a livello europeo, se una minoranza significativa di imprese turistiche cominciasse seriamente a far diventare le pratiche sostenibili “la norma”, l’impegno in questa direzione crescerebbe poi esponenzialmente investendo ben presto la generalità del settore.