Se andasse in porto sarebbe una rivoluzione nel campo della finanza. Se fino a oggi c’è chi ritiene che la Cina acquisti tonnellate d’oro per sostenere un fondo surrogato al dollaro, ora l’ex impero dei Ming punta più in alto: introdurre, celatamente, un nuovo sistema finanziario basato sul Renminbi (o Yuan) ossia la propria divisa nazionale. La notizia è attribuita all’MI6, ossia ai servizi segreti britannici.
E qui la storia si tinge di giallo e non in senso traslato. La fonte, come detto, è il Secret Intelligence Service (SIS), agenzia di spionaggio del Regno Unito, più comunemente conosciuta con l’acronimo di MI6 (Military Intelligence, Sezione 6), unità esteri del celeberrimo Secret Service Bureau inglese.
E da qui, anche, si districa l’intero affaire nel già complicato mondo della finanza internazionale: la moneta cinese potrebbe diventare, di fatto, pienamente convertibile e le tonnellate d’oro finalizzate a sviluppare, come pure a commerciare, “tecnologie” finora proibite a livello internazionale. Quali siano, in realtà queste “tecnologie”, non è dato a sapersi.
Si sa, invece, che il fondo anti-dollaro finanziato con l’oro del Federal Reserve Board, (riserva aurea americana), avrà basi extranazionali e sarà controllato d’autorevoli membri della comunità cinese oltremare, precisamente di Hong Kong.
Il Renminbi è già convertibile con valute sudamericane e mediorientali, col Rublo, lo Yen, valute del sudest asiatico e dell’Africa ma, obiettivo precipuo è l’introduzione graduale di un nuovo sistema finanziario in parallelo col vecchio, auspicando in una “migrazione” costante verso di esso. Tutto questo mentre le leadership occidentali (Europa e Stati Uniti), faticano a riprendere ben salde in mano le redini dell’economia mondiale. Non solo, gli scenari tracciati dal MI6 e dagli stessi esperti finanziari del Dragone, prevedono il crollo del dollaro entro quest’anno, con il dissesto (o presunto tale) del Fed, che, ricordiamolo, ha la funzione di mantenere stabile l’impianto monetario e contenere il rischio sistemico dei mercati finanziari.
Le “soffiate” del Military Intelligence, Sezione 6, rivelano che la Cina, è risoluta, tout court, a sostituire la valuta Usa con il dollaro di Hong Kong: negli ultimi giorni ci sarebbe stato un incontro top secret con altri stati “cospiratori” (Russia, Giappone, Sud America, Lega Araba, Turchia e Iran), in cui si è presa in seria considerazione tale eventualità.
Certo che i vertici dell’establishment cinese non mancano di disinvoltura: ogni dollaro del Federal Reserve è valutato, rispetto all’oro, a un tasso di un ventottesimo di grammo. Considerando le perdite ingenti fra “derivati” e titoli spazzatura, erogati prima del 28 settembre 2008 (esordio della crisi finanziaria), l’oro sembrerebbe l’unico bene-rifugio in grado di scavalcare il dollaro Usa. Per scambiare la valuta americana con quella di Hong Kong (sovrastimata, grazie all’enorme “accumulo” aureo), serve rinominare quei soldi basati sull’oro. Secondo la proposta cinese, qualsiasi nuovo dollaro emesso, sarebbe impostato sul valore del Renminbi.