Mentre al Lingotto di Torino si apre il nuovo round tra Fiat e sindacati, Fiom in testa, oltreoceano Sergio Marchionne fa incetta di premi. Dopo l’elezione a manager dell’anno della pubblicazione americana Automotive News, arriva infatti il premio Dwight D. Eisenhower Global Leadership conferito il 5 dicembre dal Business Council for International Understanding.
Alla cerimonia di premiazione alla New York Public Library, l’amministratore delegato di Chrysler e Fiat ha presenziato con il suo dress code da manager in movimento, spiegando così ai presenti la scelta del maglioncino nero: «Se hai molti impegni e viaggi di continuo, non puoi sprecare ore lavorative sulla tua personale eleganza. Prendetelo come il prezzo del vagabondaggio di un manager “homeless”, di un “battilamiera” giramondo».
Riguardo il riconoscimento della leadership globale, premio conferito a partire dal 2003 a imprenditori e dirigenti rilevanti per il commercio globale, Marchionne ha descritto l’essenza della leadership come un “privilegio e una vocazione nobile”, come «l’obbligo morale di fare, di partecipare al processo di costruzione del futuro».
«L’approccio coraggioso e la sua mentalità del nulla è impossibile» sono invece le caratteristiche da “leader visionario” evidenziate da Peter Tichansky, presidente e amministratore delegato del BCIU.
Non sono mancati, a chiusura di cerimonia, riferimenti al debole appeal della Fiat 500 sul mercato Usa: ai giornalisti Marchionne ha risposto che il lancio del modello è stato prematuro e che sarebbe stato meglio effettuarlo a gennaio 2012. Positivo invece il trend generale del mercato dell’auto statunitense nel 2011, con le migliori performance dal 2008, anno della grande crisi, e con stime di vendite complessive per 12,8 milioni di veicoli stando ai dati Bloomberg. In testa non solo i tre big – Chrysler, Ford e General Motors – ma anche i gruppi asiatici Toyota, Nissan, Hyundai e Kia.