La crisi di vendite di auto in Europa ha fatto sì che il costruttore Mitsubishi abbia deciso di chiudere il suo stabilimento produttivo nel vecchio continente. La notizia, in realtà, era nell’aria da tempo visto il perdurare di una situazione che ha consigliato questo produttore giapponese – la fondazione dell’azienda risale al 1875 mentre la prima auto fu assemblata nel 1917 – ad abbandonare la fabbrica di Born, in Olanda, a partire dal 2013. L’azienda concentrerà la produzione dove il costo del lavoro è più basso, come il sudest asiatico.
“Ulteriori investimenti per produrre auto in Olanda non sarebbero stati economicamente giustificabili” ha detto in una nota ufficiale il presidente di Mitsubishi Motors, Osamu Masuko. Dal canto suo, il governo di Amsterdam ha definito “un peccato il non essere riusciti a persuadere il costruttore nipponico a continuare la produzione anche dopo la fine del 2012”.
Nel 2011, la quota di mercato ottenuta dalla Casa nipponica in Europa ha toccato lo 0,8% mentre le nuove immatricolazioni hanno raggiunto quota 114.553, con un aumento del 6,7% rispetto all’anno precedente.
Intanto sono iniziate le trattative tra le parti alla ricerca di un acquirente del sito di Born, dove si sono assembalte 47mila vetture (il 4,3% del totale dell’azienda) e che Mitsubishi si è detto disponibile a cedere alla cifra simbolica di 1 euro dopo oltre 20 anni di produzione, i primi 10 dei quali effettuati in partnership con Volvo e il governo olandese e gli ultimi 10 in proprio.
Dal sito olandese, l’unico che il brand nipponico ha in Europa occidentale, venivano prodotte le citycar Colt e il SUV Outlander fino alla fine di quest’anno. Dal prossimo anno, l’erede della Colt verrà prodotta in Thailandia, mentre l’assemblaggio della Outlander potrebbe essere trasferito nella fabbrica russa di Kaluga circa 150 chilometri a sudovest di Mosca, condivisa con il Gruppo PSA (Peugeot -Citroen).
Anche in Olanda sorge il problema di come riconvertire lo stabilimento Mitsubishi e, soprattutto, di come ricollocare i 1.500 dipendenti che vi lavoravano stabilmente. Una storia simile a quella di plant di Termini Imerese, dove dopo l’uscita di Fiat sono state fatte delle nuove proposte di riconversione industriale. Si parla intanto di un ritiro definitivo della Casa giapponese dall’intero mercato europeo (dove rimarrebbero le concessionarie) come ha fatto la connazionale Daihatsu.
Mitsubishi, lo ricordiamo, è una delle Case mondiali più all’avangaurdia nella ricerca e nella produzione di auto elettriche che hanno nella i-MiEV il loro prodotto di punta. In particolare, dal quartier generale del Sol Levante si sta sperimentando un nuovo sistema di ricarica wireless che permette di ricaricare le batterie al litio delle emissioni zero attraverso l’induzione elettromagnetica.
La strategia del costruttore nipponico, comunque, dà i suoi frutti visto che gli utili 2011 hanno raggiunto quota 261 milioni di dollari, con un incremento del 28% sull’anno precedente ma ancora lontano dai risultati precedenti alla crisi del 2008-2009, che si attestavano intorno ai 500 milioni.