Il Protocollo Kyoto è giunto al suo settimo anno: per il primo accordo internazionale che ha introdotto politiche di rispetto ambientale, entrato in vigore nel 2005 e portato avanti nonostante la mancata ratifica degli USA e il recente ritiro del Canada, è inevitabilmente tempo di bilanci.
Le prime proiezioni sugli obiettivi di Kyoto che riguardano la UE sono positive, con un buon margine di vantaggio (si parla di un 10% in più rispetto agli obiettivi iniziali), mentre per quanto concerne l’Italia non ci sono ancora dati effettivi che possano assicurare il raggiungimento del target stabilito. Quello del 2012, tuttavia, non è più da considerare come un traguardo vincolante, infatti stando a quanto preannunciato dai delegati presenti alla Conferenza sul Clima di Durban, il protocollo internazionale sarà prorogato fino al 2015, anno che segnerebbe inoltre l’avvio di un nuovo trattato globale.
Le stime nazionali, invece, sono abbastanza discordanti, e si teme per un ritardo che potrebbe gravare non poco sul bilancio statale: in caso di mancato obiettivo, infatti, non solo l’Italia si ritroverebbe davanti alla Corte di Giustizia Europea, ma il rischio di dover versare sanzioni fino a 300 milioni di euro è certamente elevato.
Entrando più nel dettaglio dei dati preliminari della penisola, infatti, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente l’Italia è a quota -4,8% di Co2, quindi al di sotto del limite stabilito da Kyoto pari al -6,5% rispetto ai livelli del 1990. Ancora lontano dal traguardo, quindi, anche se le percentuali del 2011 segnalano un avanzamento rispetto ai primi anni, anche grazie ai grandi passi in avanti fatti in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili.
È il Kyoto Club, ad esempio, a ribadire il forte ritardo italiano nei primi 4 anni dall’accordo globale, debito destinato tuttavia a ridursi: “L’Italia ha accumulato nei primi 4 anni di conteggio di Kyoto un debito di oltre 700 milioni di euro. Conteggiando anche la quota attribuita all’Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie IPCC) il debito si ridurrebbe a 300 milioni di euro.”
La vera sfida per il paese, secondo il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi, è non solo conformarsi agli standard ben più restrittivi che, senza dubbio, saranno fissati per il 2020, ma anche riassorbire il punteggio perso fino al 2008: “I dati dei trend in atto indicano quindi una tendenza, almeno nei 3 anni compresi fra il 2009 e il 2011, ad un livello di emissioni dell’Italia in linea con il suo obiettivo per il Protocollo di Kyoto. Non è da escludere che una più consistente riduzione delle emissioni che risultasse dal consuntivo finale del 2011 e un proseguimento della riduzione anche nel 2012, possano consentire di assorbire anche l’aumento del 2008“ .
Fondamentale per proseguire e potenziare questa politica di sostenibilità ambientale e conseguire gli scopi del protocollo Kyoto, è senza dubbio puntare sulla green economy e incentivare gli investimenti eco-sostenibili, anche nell’ottica di creare nuovi posti di lavoro. A ribadire questo concetto è, ad esempio, il Wwf, che presentando lo studio internazionale “Investire sul futuro: Più posti di lavoro con un bilancio dell’Unione Europea più verde“, ha focalizzato l’attenzione sulla grande potenzialità delle energie pulite anche dal punto di vista del lavoro, con oltre 50 mila opportunità di impiego nel settore.