I report Istat che illustrano le retribuzioni degli italiani mostrano una lieve crescita degli importi nel mese di aprile, sia su base annua sia rispetto al mese precedente. Secondo l’istituto, inoltre, cresce il divario tra l’incremento degli stipendi su base contrattuale oraria e il livello di inflazione calcolato annualmente, che con i suoi 1,9 punti percentuale presenta una diminuzione rispetto ai 2,1 punti del mese di marzo.
I dati diffusi dall’Istat parlano chiaro: tra marzo e aprile 2012 le retribuzioni sono aumentate dello 0,3%, mentre la percentuale sale fino all’1,4% se si prende in considerazione il medesimo valore calcolato nello stesso periodo del 2011. Anche prendendo in esame il lasso di tempo tra gennaio e aprile 2012, inoltre, l’indice dei compensi orari è cresciuto dell’1,4%.
Per quanto concerne le varie differenze tra i settori lavorativi, è sempre l’Istat a precisare che l’incremento delle retribuzioni riguarda pressoché totalmente il settore privato, mentre nella pubblica amministrazione le variazioni sono quasi inesistenti: tra i dipendenti statali, quindi, si riduce ancora il potere di acquisto degli stipendi, anche a causa del mancato o ritardato rinnovo dei contratti di lavoro collettivi.
Ammontano a 3,9 milioni, infatti, i lavoratori che ancora oggi attendono il rinnovo del contratto di lavoro, e tra questi 3 milioni appartengono al settore pubblico. Arrivano anche le stime relative alla media di attesa per il rinnovo del contratto, che alla fine del mese di aprile si ferma a 29,1 mesi (cifra che cresce fino a 33,2 mesi nel privato), e che mostra una crescita notevole dallo stesso periodo del 2011, quando i dipendenti dovevano aspettare “solo” 16,1 mesi.
Entrando più nel dettaglio dei settori produttivi, l’aumento più sensibile si è verificato nel tessile, nell’abbigliamento, nella lavorazione del pellame, nelle aziende chimiche e appartenenti al settore delle telecomunicazioni, e infine nell’ambito energetico ed estrattivo. Se per i lavoratori statali non c’è stato alcun miglioramento in busta paga, anche nel privato l’aumento dei compensi non è comunque sufficiente per risollevare i consumi contribuendo alla crescita dell’economia nazionale: l’indice delle vendite al dettaglio calcolato a marzo 2012, infatti, ha subito un calo dello 0,2%.