Poste Italiane è al centro di una accesa polemica che coinvolge le dipendenti in congedo di maternità, secondo le accuse di alcune sigle sindacali escluse ingiustamente dal premio di produzione non maturato nel corso del congedo obbligatorio. A schierarsi contro l’azienda è la Cgil, che mette in discussione il “bollino rosa” attribuito al Gruppo proprio grazie alle politiche a favore del lavoro femminile messe in atto nel corso degli anni, basti pensare al numero di donne impiegate nelle varie sedi della penisola, che rappresentano il 53% della forza lavoro totale.
Ma è proprio la revoca del bollino rosa conferito a Poste Italiane nel 2007 l’oggetto di una missiva indirizzata al Ministro Elsa Fornero, nella quale si chiede anche un intervento diretto attraverso un provvedimento che metta in evidenza questo comportamento aziendale definito discriminatorio nei confronti delle madri lavoratrici: secondo l’accordo siglato da Poste Italiane con UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom, alle donne che nell’anno di riferimento sono state in congedo di maternità non spetterebbe il bonus di produzione pari a circa 140 euro, esattamente come ai lavoratori assenti a causa di malattie invalidanti.
Poste Italiane ha tuttavia chiarito i termini dell’accordo attraverso una nota ufficiale sottolineando che: “Con l’accordo si è voluto introdurre uno specifico istituto con l’obiettivo di valorizzare e riconoscere in modo particolare il contributo prestato da ben 32.000 lavoratrici e lavoratori che effettuano la loro attività senza alcun tipo di assenza.” Nessuna carenza in materia di sostegno alle madri lavoratrici, quindi, tenendo anche conto della scelta aziendale di corrispondere alle dipendenti in congedo il 100% della retribuzione integrando l’80% riconosciuto dalla legge.
Intervenendo sulla polemica, una delle componenti della Commissione Lavoro della Camera, Teresa Bellanova del Pd, ha approvato quanto affermato dal Coordinamento Nazionale donne di Slc-Cgil e Slp-Cisl schierandosi contro quella che è stata definita come un’equiparazione dell’astensione obbligatoria per maternità all’assenza per malattia: “L’accordo siglato da Poste Italiane e da UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom è un accordo ingiusto, che condanna le donne a scegliere tra progetti di maternità e di lavoro e che rischia seriamente di creare emulazioni in altri contesti lavorativi, allargando in tal senso la platea di donne soggette a questa iniquità“.