La ristrutturazione del gruppo PS Peugeot Citroen è inevitabile, così come i tagli al personale annunciati recentemente: ad affermarlo è un dettagliato rapporto stilato da Ennabuel Sartorius su richiesta del Governo francese, che tuttavia critica aspramente l’operato dell’azienda automobilistica negli ultimi 20 anni.
Secondo Sartorius, infatti, PS Peugeot Citroen avrebbe compiuto una serie di errori strategici che rendono urgente e inevitabile, allo stato attuale, un piano di riassetto basato anche sulla riduzione dell’organico. Se da una parte il rapporto afferma che “La necessità di un piano di riorganizzazione delle attività industriali e di riduzione dei dipendenti non è sfortunatamente contestabile“, dall’altra parte la perdita degli 8mila posti di lavoro e la chiusura dello stabilimento di Aulnay-sous-Bois rappresentano due soluzioni estreme riguardo alle quali persistono non poche riserve.
La strategia proposta dal Governo francese, invece, prevede un’alleanza con un grande operatore del settore auto, mentre da parte dello stesso Francois Hollande c’è la speranza che la trattativa in corso con i sindacati del gruppo riesca a limitare i tagli occupazionali. Il piano muove tuttavia pesanti accuse nei confronti dei vertici aziendali, sottolineando come le principali carenze si siano verificate nell’ambito del dialogo con le parti sociali, privilegiando invece gli azionisti del gruppo.
Il programma di riorganizzazione non dovrebbe essere basato solo sui tagli finalizzati a ridurre i costi, ma anche su nuovi progetti di investimenti per rilanciare l’azienda assicurandone il futuro: il rapporto Sartorius parla chiaro, focalizzando l’attenzione sulla necessità di tutelare un impianto come quello di Aulnay a discapito, invece, dello stabilimento madrileno decisamente più debole. Dai vertici Peugeot arrivano le prime dichiarazioni mirate a difendere sia le scelte aziendali sia l’attività in generale, ricordando come non siano mancati gli investimenti nel decennio tra il 1999 e il 2011.
Il nocciolo della questione, secondo il Governo francese, riguarda tuttavia la sproporzione tra gli obiettivi fissati dal gruppo (produrre 4 milioni di veicoli ogni anno) e la reale capacità produttiva degli impianti.