La crescita del Pil pro capite in Italia tra il 1996 e il 2013 si è aggirata intorno al 2,1%, una percentuale molto bassa se confrontata con quanto accade negli altri Paesi della Ue.
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A fare il punto sulla situazione è l’Ufficio Studi di Confommercio, che all’interno del report “Fiscalità e crescita economica” ma messo nero su bianco l’incremento del Prodotto Interno Lordo individuale a livello europeo.
Se in Francia la crescita pro capite stata pari al 18%, in Germania e nel Regno Unito l’aumento ha toccato rispettivamente il 24,5% e il 31,9%. Percentuali nettamente superiori hanno caratterizzato, invece, gli Stati del Nord e dell’Est Europa, basti pensare che in Ungheria e Lituania il Pil è cresciuto del 47,8% e del 168%.
Da cosa dipende questo evidente divario? Secondo il rapporto stilato da Confcommercio: «Tutto questo conferma non solo che le debolezze strutturali del nostro Paese sono precedenti ed estranee all’introduzione della moneta unica, ma soprattutto che sebbene la crescita sia un problema che riguarda nel complesso tutta l’Europa, la maggiore difficoltà a riprendere il cammino della ripresa è una caratteristica tutta italiana; tra le cause, eccessiva pressione fiscale, inefficienze della P.A. e una struttura dei costi sfavorevole all’attività di impresa.»
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