Come finire nel mirino degli head hunter

di Luca Gianella

17 Settembre 2009 07:00

"...il fattore della produzione più raro non è la terra, né il lavoro, né il capitale ma il complesso delle conoscenze tecnico-scientifiche incorporate negli uomini che le possiedono" J.K. GALBRAITH

Quella dei manager è, molto probabilmente, la categoria professione più flessibile e meno statica tra tutte quelle lavorative. Esiste, infatti, sempre una nuova tensione a sfide differenti, tanto che difficilmente queste figure rimangono per molto tempo nella stessa azienda, né tanto meno concludono la loro carriera laddove l’hanno iniziata.

In Italia, tra quadri e dirigenti, esistono circa 200.000 figure tra le quali una ogni venti cambia lavoro almeno una volta all’anno. Dati importanti che denotano una buona percentuale di mobilità dovuta a differenti cause. Molto spesso cambiare la propria azienda di appartenenza coincide con un netto miglioramento delle condizioni lavorative sia a livello economico, nuovi scatti di carriera e di retribuzione, sia a livello di stimoli personali, stiamo parlando di individui che tendono sempre alla ricerca di nuovi palcoscenici da stupire.

In questo contesto assumono una forte rilevanza coloro che mediano questi passaggi, coloro che selezionano i migliori talenti, le loro aspettative, le loro capacità e, al momento giusto, le fanno collimare con l’azienda di turno che ne è alla ricerca.

Società di selezione del personale quindi, o per meglio dire, di personale altamente qualificato, definite “cacciatrici di teste” in una accezione del termine quasi negativa, da giungla. In realtà la ricerca al manager migliore, con le più alte qualità umane e professionali, diventa spesso una caccia, una continua rincorsa al talento.

Ma quali sono i crismi attraverso i quali gli “head hunter” selezionano? Come riuscire ad essere inquadrati nel loro mirino? Senza dubbio è opportuno costruirsi nel tempo, e nel proprio settore specifico di lavoro, una reputazione in linea con la carica professionale posseduta e riconosciuta come tale dagli opinion leaders di riferimento.

Ancora, un head hunter va alla ricerca di un individuo che sia completo sia da un punto di vista professionale quanto umano, un professionista quindi che sia in grado di gestire, anche in tempi di crisi, dei team di lavoro, che mantenga, al tempo stesso, una integrità professionale, un orientamento a raggiungere obiettivi concreti. Per i managers più apprezzati diventa quasi automatico entrare nell’orbita dei cacciatori di teste ma, generalmente, va anche fatto un piccolo sforzo per rendersi riconoscibili e “appetibili”.

Va individuato, per settore di propria competenza, l’head hunter di riferimento al quale mandare il proprio Curriculum Vitae costruito in maniera chiara ed efficace, senza mai risultare eccessivi nei toni. Le migliori società di head hunting confermano che la selezione delle figure professionali avviene, sempre più spesso, ricercando nei managers il giusto connubio tra vita privata e attività lavorativa.

L’identikit della preda ideale? Uomini e donne che abbiano dei solidi principi morali, una preparazione tecnica professionale, una reputazione impeccabile e una tensione al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Sintetizzando, il manager del futuro.