Alberto Bombassei, Giorgio Squinzi e Andrea Riello sono i tre candidati che si contenderanno la carica di presidente di Confindustria per il prossimo mandato.
Come da statuto la Giunta della Confederazione Generale dell’Industria Italiana ha nominato i tre saggi della commissione di designazione (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) incaricati di verificare tra la base il consenso al successore di Emma Marcegaglia. L’asemblea dei delegati una volta scelto un nome sarà chiamata nel mese di marzo ad esprimere il suo decisivo parere.
Confindustria è un’associazione datoriale che conta nelle sue file migliaia di iscritti e nel corso degli anni ha assunto un ruolo di spicco nel sistema di governance del paese. Diventarne presidente significa occupare un posto di responsabilità non solo per il settore che si rappresenta ma essere eletto in un ruolo chiave per il complesso della vita nazionale.
Le tre personalità in lizza per la presidenza sembrano avere le carte in regola per aspirare alla posizione di massimo vertice. Alberto Bombassei, presidente di Brembo Spa, ricopre già in Confindustria la funzione di vicepresidente per le relazioni industriali, affari sociali e previdenza ed è stato in passato presidente di Finmeccanica e del Gruppo ANFIA Componenti (Associazione Nazionale Fra Aziende Automobilistiche). Giorgio Squinzi, ex presidente di Federchimica, è amministratore unico del Gruppo Mapei Spa e consigliere incaricato per l’Europa di Confindustria.
Andrea Riello, il più giovane, è invece presidente e amministratore delegato del Gruppo Riello Sistemi, membro del consiglio direttivo di Confindustria e in passato presidente di Federmacchine e Confindustria Veneto.
Più che l’esperienza specialmente in una situazione di crisi potrebbe essere determinante nel decidere chi eleggere l’approccio su determinati temi.
Bombassei ha formalizzato un programma in 10 punti basato su un obiettivo di “rifondazione” del sistema confindustriale e di rinnovare le relazioni sindacali senza temere l’impopolarità. Una impostazione però criticata da Squinzi che ha negato la necessità di rifondare Confindustria e contestato l’atteggiamento del suo rivale sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori esprimendo una linea favorevole al dialogo con i sindacati senza rotture. “Per me – ha affermato – la licenziabilità dei dipendenti è forse l’ultimo dei nostri problemi”.
Al contrario il profilo programmatico di Andrea Riello è meno pronunciato dei suoi avversari ma il suo ruolo potrebbe essere importante nella corsa alla poltrona facendo convergere i suoi voti su uno degli altri concorrenti.