Parlare al capo

di Francesca Vinciarelli

14 Giugno 2016 08:00

Porre delle domande specifiche al proprio capo spesso diventa difficile, ecco quali sono gli argomenti in particolare e come affrontarli.

Il lavoro si rivela subito difficile e stancante, colpa di tutto ciò che lo circonda, i progetti, le date di scadenza, le discussioni o la retribuzione.

La comunicazione è un elemento che migliora sia i rapporti con il capo che con i colleghi, spesso la paura di interagire con il capo riduce al minimo ogni contatto, comportamento sbagliato se si vuole creare un rapporto sulla fiducia e sulla disponibilità. Se il capo si trova davanti un lavoratore, insicuro e paurosa, di conseguenza si comporterà in modo diverse da coloro che dimostreranno sicurezza, sarà più duro nelle critiche per cercare reazione e più freddo nei dialoghi per la distanza messa in primis dal lavoratore.

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La prima regola, che spesso si rivela la più difficile, è capire che il ruolo di un capo è difficile, questo è il primo elemento che potrebbe servire ad un lavoratore per iniziare al meglio i rapporti. Troppo spesso si pensa che fare il capo è semplice, basta comandare, criticare e dissentire. Ma non è così, almeno dove ce ne sono le capacità, il capo è un ruolo complesso e ramificato, ciò non significa giustificare tutti i comportamenti, ma neanche pensare al capo come un tiranno automaticamente, in qualsiasi lavoro e qualsiasi situazioni.

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Essere sicuri di se è quindi fondamentale, non solo per il rapporto comunicativo, ma anche nel caso in cui si devono mettere dei limiti, essere diretti e chiari con il capo anche di fronte la propria disponibilità, evitare situazioni poco piacevoli. In poche parole il proprio comportamento influisce quello del capo. Ad esempio quando per problemi personali si fa ritardo, non si completa un lavoro nell’orario previsto si chiedono permessi o ferie, non bisogna per forza spiegare i propri problemi familiare, i propri drammi devono rimanere fuori dal lavoro, basterà semplicemente dire che si ha un impegno. Il capo quando accetta o rifiuta i permessi, lo decide a prescindere dalla motivazione che si da insieme alla richiesta, questo perché la richiesta di permesso viene valutata in base ad altri criteri, non in base alle motivazione del lavoratore. Per questo quando il permesso è chiesto per problematiche poco gravi è preferibile una motivazione meno specifica.

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Nel caso in cui si fanno degli errori e bisogna comunicarlo al capo, si deve fare attenzione al tono che si usa e fare molta attenzione a come ci si pone al proprio capo, evitare di essere troppo aggressivi e arrabbiati per il fallimento avuto, evitando anche di porsi come una vittima. In poche parole bisogna trovare un equilibro, facendo capire la delusione ma anche essere pronti a prendersi tutte le conseguenze. L‘errore peggione è cominciare ad incolpare, fattori esterni, colleghi o ad altri elementi. La responsabilità di fronte un errore è sinomino di professionalità, elementi ricercati dai capi.