Occupazione femminile, poche imprenditrici e stipendi inferiori

di Noemi Ricci

Pubblicato 23 Marzo 2011
Aggiornato 24 Settembre 2015 12:59

Lavoro al femminile in Italia: in Emilia Romagna si è già raggiunto l'obiettivo di Lisbona del 60%. Ma le retribuzioni restano basse, così come la presenza di donne imprenditrici e dirigenti.

Cresce l’occupazione femminile in Italia soprattutto in Emilia Romagna, fiore all’occhiello del Bel Paese: la regione ha raggiunto con due anni di anticipo il traguardo fissato da Lisbona del 60% di donne al lavoro. Queste le buone notizie, la parte meno positiva riguarda le retribuzioni rosa, che continuano a rimanere inferiori a quelle dei colleghi uomini: -30% per le dipendenti, -38% per le autonome.

Ancora troppo bassa inoltre la percentuale di dirigenti ed imprenditrici, nonostante si rilevi proprio tra le donne un tasso di scolarizzazione universitaria superiore di 14 punti, rispetto a quello maschile.

Lo rivelano gli ultimi dati presentati dalla Cisl emiliano-romagnola durante l’assemblea delle donne iscritte al sindacato.

Il crescente impiego delle donne nel mondo del lavoro pone l’attenzione su temi di grande attualità quali la necessità di politiche aziendali che semplifichino la conciliazione fra vita privata e lavoro, il ricorso al lavoro flessibile, il part-time, la disponibilità di servizi di assistenza all’infanzia e così via.

Il rischio che sembra concretizzarsi è di chiudere un circolo vizioso. Maurizia Martinelli della segreteria Cisl dell’Emilia Romagna spiega che la mancanza di servizi, il loro costo elevato sia per la pubblica amministrazione che li fornisce che per chi ne usufruisce, unitamente a «regime di tagli, risorse scarse, crisi economica e impoverimento della classe media» crei una situazione in cui le soluzioni sembrano allontanarsi sempre di più.

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