Evoluzione tecnologica ed evoluzione dei giochi

di Ferdinando Cermelli

Pubblicato 26 Febbraio 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

Non sono esperto di giochi sul PC, ma da informatico ho avuto modo negli anni di assistere all’evoluzione della tecnologia rivolta, per non dire veicolata, proprio da questo target di appassionati.

Dalla crescita della potenza delle schede video, all’evoluzione dell’audio 3:1, 5:1, 7:1, ai tips and trick per overclockare CPU e consigli su di quanto aumentare la RAM o modificare la risoluzione dello schermo.

Ho avuto modo di assistere alle peripezie dell’eroe che si muove in uno di questi giochi: BioShock. Devo dire che trascorsi alcuni minuti mi sono sentito trasportato nel tempo indietro di 15 anni. Ebbene sì, nel 1995 mi è capitato di giocare a Doom e devo francamente constatare che non mi pare di aver visto sostanziali differenze.

Sicuramente la grafica è migliore, gli effetti speciali più “speciali” e lo splatter decisamente molto più dettagliato e truculento, ma spontaneamente ho pensato “tutto qui?”. In questo sono stato confortato dal parere di uno dei giocatori che mi ha confermato che i due giochi non sono particolarmente differenti.

Avevo avuto modo di assistere a giochi di corse automobilistiche, ed anche in questo caso non mi è parso di notare particolari innovazioni rispetto ai vari giochi dell’epoca. Da quanto ho letto vengono richieste competenze molto più spinte per calibrare le caratteristiche delle auto, ma poi la corsa è un fatto di riflessi più o meno automatici che consentono di far guizzare più o meno opportunamente le dita sui comandi.

Non so, ma aver vissuto professionalmente questi anni vedendo passare i sistemi dai PC286 agli
attuali modelli, la RAM da qualche mega a multipli dei giga, i dischi da poche decine di mega ai tera, mi aveva in qualche modo fatto immaginare un mondo del gioco decisamente più “avanti” (passatemi il termine anche se diventa difficile da tradurre). Ammetto di aver provato una certa nostalgia per i giochi che vengono raggruppati sotto la voce “ARCADE“: tetris ed il mitico “Space Invaders” (solo per citarne due tra i miei preferiti) dove li lasciamo.

&201; un po’ come se la tecnologia avesse vinto sulla fantasia e, di conseguenza, si sia chinato il capo alle necessità  di mercato e si segua la falsa riga del film di successo del momento per sbolognare giochi che non hanno nulla di innovativo tra loro se non il personaggio/eroe e l’ambientazione gotica, moderna, fantascientifica, fantasy o tecnologica. Talvolta accade il contrario, come con “Il signore degli anelli” o il più recente “AVATAR” che dal film portano alla “nascita” del gioco. Ma il succo non cambia molto: si tratta sempre una trasposizione vincolata a leggi di mercato e che non porta con sé praticamente nulla di innovativo.

Immagino che creare un gioco dal nulla sia un’impresa titanica, e sapere poi che verrà  imitato/copiato non appena raggiungerà  la soglia del successo deve essere frustrante; la sensazione che ho è una sorta di operazione di mercato, un po’ come quando si cambia il packaging senza modificare il prodotto o modificandone solo alcuni aspetti non fondamentali. Vedo riviste patinate che inneggiano a questo eroe o a quel personagigo, con grafica da far invidia alla marvel. Riviste che hanno sicuramente un costo non indifferente vista la qualità , ma vengono regalate nei negozi che trattano questi prodotti.

Probabilmente, essendo costantemente a contatto della tecnologia e vedendo quali traguardi abbia raggiunto e quali innovazioni abbia prodotto, mi aspettavo che il mondo del gioco non ne sarebbe rimasto estraneo. Certo, alcuni esempi positivi ci sono ma, a parte l’aver sostituito i cavi che collegano la console di controlo con una connessione wireless anche la Wii non mi pare abbia sconvolto il panorama ludico esistente, pur avendo decisamente potenzialità  notevoli.

Concludo dicendo che, da genitore, ritengo che produrre e rivendere prodotti che fanno della violenza il punto di forza per raggiungere la quota di mercato prefissata sia assurdo ed il vietarne la vendita al di sotto di una certa età  sia assolutamente inutile, dal momento che il venditore non si fa certo scrupoli (in tempi di crisi poi) ed il compratore nemmeno (siamo stati tutti ragazzini ed il gusto del proibito ha sempre fascino). Restano i controlli… ma qualcuno li ha mai visti?