Prosegue il percorso del Ddl Diffamazione: dopo l’emendamento approvato con voto segreto che ha riportato il carcere fino ad un anno per i giornalisti colpevoli di diffamazione – invece delle pesanti pene pecuniarie previste dalla precedente versione – ora ne arriva un altro, che esonera il direttore della testata.
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Il direttore non sarebbe infatti colpevole del reato di diffamazione commesso – n violazione del codice deontologico della categoria – dal giornalista che lavora presso la sua testata; dunque, penalizzarlo con una condanna alla detenzione non sarebbe giusto.
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Non potrà però esimersi dal pagamento di una sanzione amministrativa, dai 5 ai 50mila euro, perché colpevole di non aver controllato quanto veniva scritto sulla propria testata.
Pena ridotta nel caso in cui non vi sia dolo, ma solo colpa: da 2 a 20mila euro.
Mentre, nel caso in cui l’autore sia ignoto o non identificabile, oppure sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall’ordine, la multa potrà ammontare dai 3 ai 30mila euro.
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Perlomeno questo è quanto prevede l’ultimo emendamento al Ddl Diffamazione depositato dal relatore e presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli (Pdl). «Mi aspetto ora che la Lega e l’Api si riconoscano in questo emendamento e ritirino la richiesta di voto segreto per le altre due proposte di modifica che restano e per l’intero articolo 1 del provvedimento», ha annunciato Berselli.
Ora però bisognerà attendere il parere del Senato sull’emendamento di Berselli.