Il valore della coesione nei gruppi di lavoro

di Roberto Lodola

Pubblicato 5 Agosto 2008
Aggiornato 22 Febbraio 2018 11:46

Molto spesso, parlando di gruppi di progetto o di organizzazioni produttive di piccole o medie dimensioni, si evoca il concetto di coesione, connotandola come un valore assolutamente positivo ed auspicando decisi sforzi da parte di imprenditori o project manager per favorirla e poi mantenerla attraverso una gestione efficace delle problematicità.

Posto questo, può essere interessante chiedersi se la coesione rappresenti effettivamente un valore assolutamente positivo.

“Currenti calamo” si potrebbe dire che una work-force di progetto o una organizzazione produttiva sono coese quando ci sia fra i loro componenti una simpatia generalizzata, le relazioni interne abbiano un certo grado di profondità  e sia diffuso un reciproco senso di fiducia.

E ancora: una work force di progetto o una organizzazione produttiva sono coese quando chi ne fa parte ha ben presenti percorso, dinamiche interne e obiettivi del gruppo, ne ha a cuore le sorti e considera un valore farne parte ed un dovere prodigarsi per arricchire l’esperienza comune.

Indubbiamente, il senso di serenità  e di soddisfazione che permea l'esperienza in un gruppo con queste caratteristiche può avere ricadute positive tanto sui singoli quanto sul gruppo stesso.
In particolare, nello svolgimento delle attività  in cui i singoli sono chiamati ad impegnarsi in quanto membri del gruppo il rendimento con buona probabilità  è destinato ad essere superiore se l’umore è buono, se gli obiettivi comuni sono anche obiettivi condivisi, se si crede in ciò che si fa, se c' è una reciproca fiducia corroborata dalla rassicurante convinzione che nei momenti critici ci sarà  comunque qualcuno disposto a dare il suo aiuto.

Questo effetto benefico della coesione sul rendimento è suscettibile di farsi sentire soprattutto nei momenti difficili, quelli in cui occorre confrontarsi con lavori complessi ed affrontare faticose asperità  in condizioni di forte stress.

Se quando si è alle prese con matasse intricate da sbrogliare essere uniti può portare i singoli a sentirsi meglio e favorire la produttività , la coesione rappresenta evidentemente un valore positivo.

La coesione però è anche in grado di produrre danni.

A volte, per esempio, i membri di un gruppo di lavoro si appagano del lavorare insieme ma “finalizzano” poco. Rendimenti scadenti, debacle ed obiettivi falliti vengono sopportati ed accettati senza grossi patemi perché ci si sostiene l'un l'altro, si costruiscono assieme giustificazioni oppure si edulcorano le cose.

La coesione può può poi soffocare la dialettica interna al gruppo: si evitano i confronti e anche chi avrebbe qualcosa da dire evita di parlare per non creare turbative e gettare ombre sulle convinzioni dominanti.
E' questo uno dei fattori che può contribuire a far emergere una vera e propria mentalità  totalitaria : un pensiero condiviso e radicato, portato avanti ciecamente e refrattario ad ogni possibile critica; un pensiero che alimentato dal consenso interno al gruppo può finire col far perdere di vista l’obiettività  esponendo così al rischio di scelte disastrose.

Evidentemente, se la coesione può portare anche danni (anche rilevanti), connotarla come un valore assolutamente positivo è uno sbaglio pericoloso!