DEF: spending review per ridurre le tasse

di Barbara Weisz

Pubblicato 26 Aprile 2012
Aggiornato 14 Maggio 2012 08:58

La Maggioranza in aula alla Camera sul DEF ha richiesto piani di crescita e un taglio alla spesa pubblica per poter ridurre la pressione fiscale: in CdM per pianificare l'utilizzo dei proventi della spending review.

A confermare l’importanza delle politiche economiche incentrate sulla crescita, arriva la risoluzione di Maggioranza alla Camera sul DEF 2012 (Documento di Economia e Finanza).

La crescita deve essere d’ora in poi una «priorità dell’azione del Governo e del Parlamento» e per questo è necessaria una politica di investimenti per lo sviluppo dell’impresa e dell’occupazione.

La risoluzione alla Camera si inserisce nel solco delle dichiarazioni del premier Mario Monti in sede europea e prevede che la crescita vada perseguita in due modi.

  1. attraverso una politica economica da intraprendere a livello europeo (attivando strumenti come Eurobond, stability bond, project bond;
  2. attraverso misure nazionali con misure  come la destinazione dei proventi della lotta all’evasione fiscale e dei risparmi dalla spending review per la riduzione delle tasse sui redditi da lavoro e per le imprese, anche attraverso un nuovo patto fra Fisco e contribuenti da definire nell’ambito della riforma fiscale.

La spending review è uno dei primissimi punti nell’agenda del Governo: secondo fonti citate da Reuters potrebbe essere convocato un Consiglio dei Ministri il 30 aprile per esaminare il capitolo dei risparmi di spesa pubblica.

Si procederà inizialmente con tagli alle amministrazioni centrali ma bisogna attendere il documento ufficiale per quantificarne l’entità e il dettaglio, per capire se l’Esecutivo intende avanzare per gradi (procedendo inizialmente a un piano che innanzitutto garantisca il pareggio di bilancio, per mettere mano in un secondo tempo a risparmi più consistenti da destinare al taglio del tasse).

L’altra opzione è che il Governo preveda già in tempi brevi la possibilità di risparmi per la riduzione della pressione fiscale, decisamente alta in Italia (come dimostra anche l’ultimo report Ocse sulle tasse sul lavoro) e tanto patita dalle imprese.