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BCE su Italia: cala spread ma IVA traina inflazione

di Barbara Weisz

15 Marzo 2012 16:30

BCE: in Italia miglior dinamica dello spread in Europa ma a forte rischio inflazione per gli aumenti IVA che creano tensioni inflazionistiche.

La Banca Centrale Europea ha presentato le consuete stime sull’economia europea e, fra le considerazioni legate all’Italia, è emerso forte il rischio inflazione legato all’aumento IVA: in primis quello stabilito dalla manovra finanziaria d’agosto e a seguire il secondom probabile incremento atteso a ottobre per effetto della manovra Monti.

Stime 2012

E siamo all’analisi dell’economia: la BCE si attende una «graduale ripresa» nel corso del 2012, alimentata «dalla domanda estera, dai tassi di interesse a breve termine molto contenuti nell’area dell’euro e da tutte le misure adottate a sostegno del buon funzionamento del settore finanziario dell’area».

La crescita continuerà comunque ad essere frenata dalle tensioni residue relative alla crisi del debito, di cui viene citato anche «l’impatto sulle condizioni del credito».

Le stime al ribasso della BCE  sul PIL per il 2012 fra -0,5% e +0,3%, mentre nel 2013 vanno da 0 a 2,2%. Si tratta di una revisione al ribasso rispetto alle stime dello scorso dicembre. Come detto il maggior elemento di tensione resta la crisi del debito, e l’impatto che questa ha sull’economia reale.

IVA e inflazione

L’inflazione registra un trend rialzista, anche se Francoforte ritiene che per i prossimi anni i rischi siano sostanzialmente bilanciati. Per il 2012 comunque c’è una revisione al rialzo delle stime sull’inflazione in Europa, che potrebbe collocarsi sopra il 2% (per poi scendere sotto tale soglia nel 2013). E su questa tema c’è un’altra considerazione relativa all’Italia e agli effetti che, sulla dinamica dei prezzi, sta avendo e potrebbe continuare ad avere l’aumento dell’IVA:

  1. il primo incremento dell’aliquota al 21% deciso con la seconda manovra estiva, «sebbene introdotto solo nel settembre 2011, ha determinato un impatto meccanico di 0,2 punti percentuali per tutto il 2011»;
  2. il secondo aumento previsto dal Governo Monti sia per l’aliquota del 21%, che arriverebbe al 23%, sia per quella attualmente al 10%, che salirebbe al 12% determinerà «il protrarsi delle pressioni al rialzo sull’inflazione nel corso dell’anno».

Gli aumenti sono previsti dalla cosiddetta clausola di salvaguardia, e entreranno in vigore nell’ottobre del 2012, a meno che il governo non intervenga prima con una riforma fiscale che reperisca altrove le risorse. Contro il nuovo aumento IVA (su cui a tratti si accende il dibattito, anche perchè gli esponenti del governo hanno espresso posizioni oscillanti sul tema) si schierano fra gli altri le associazioni delle imprese del commercio.

Calo spread

Non di meno, la BCE ha evidenziato i buoni risultati raggiunti nella riduzione dello spread, il cui miglior risultato fra i paesi di Eurolandia è stato raggiunto proprio nei mesi in cui l’Italia era vittima del declassamento (S&P, Fitch e Moody’s), sotto il tiro incrociato delle agenzie di rating: «fra i Paesi dell’area euro, l’Italia ha riportato il maggiore restringimento dei differenziali di rendimento sulle obbligazioni sovrane nonostante il suo declassamento da parte delle tre principali agenzie di rating».La riduzione del differenziale dei titoli di stato italiani rispetto al bund tedesco fra fine novembre e inizio marzo è stata di 166 punti. Si potrebbe aggiungere la tendenza al ribasso dello spread sta proseguendo, in questi giorni di metà marzo il livello è tornato sotto i 300 punti base.

Quanto alle operazioni di rifinanziamento, il Consiglio direttivo della BCE si attende che «forniscano ulteriore sostegno a favore della stabilizzazione in atto nei mercati finanziari e, in particolare, dell’attività di prestito nell’area dell’euro». Recentemente era stato lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, a sottolineare che le maxi iniezioni di liquidità di Francoforte hanno avuto il preciso obiettivo di avvicinare il denaro alle famiglie e alle imprese. In Italia, a più riprese dal governo, da Bankitalia, dalle associazioni delle imprese sono state rivolte precise richieste alle banche perchè destinino effettivamente i soldi al finanziamenti delle imprese, che proprio a causa dell’acuirsi della crisi del debito di fine 2011 hanno dovuto fare i conti con la stretta al credito.