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Salva risparmiatori: fondamentale il nodo vigilanza

di Barbara Weisz

23 Dicembre 2015 16:27

Risarcimento ai risparmiatori coinvolti nel salvataggio delle banche affidato a un'autorità diversa da Banca d'Italia e Consob: riflessioni e domande aperte sul nodo della vigilanza.

Diciamolo: al di là delle considerazioni che si possono e,  vista la gravità della situazione, si devono fare sulle responsabilità nel caso del salvataggio delle quattro banche, la decisione di affidare al presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone la gestione dei rimborsi ai risparmiatori coinvolti non può non far riflettere. Perchè, indubbiamente, il potere di vigilanza sul sistema bancario spetterebbe alla Banca d’Italia. Non è l’unico corto circuito istituzionale che si è creato intorno alla vicenda del salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti: c’è anche la questione della compatibilità del decreto con cui lo scorso 22 novembre il Governo ha stabilito il meccanismo per risolvere la crisi dei quattro istituti di credito con le normative europee sugli aiuti di Stato. Ma occupiamoci della  della questione che riguarda i risparmiatori.

=> Legge di Stabilità: la norma salva risparmiatori

Ricordiamo, brevemente, la cronaca degli eventi: in Legge di Stabilità è stata inserita una norma per risarcire almeno in parte gli obbligazionisti che hanno perso i soldi dopo il salvataggio delle quattro banche. E’ prevista la creazione di un fondo di solidarietà da 100 milioni di euro, finanziato dalle banche, che serviranno per effettuare i rimborsi nei confronti di 12mila 500 obbligazionisti (persone fisiche, imprenditori individuali, imprenditori agricoli o coltivatori diretti), che hanno perso, secondo il comunicato delle quattro banche coinvolte, 431 milioni di capitale. I casi più esposti (persone con meno di 100mila euro di risparmi investiti), sempre secondo il comunicato dei quattro istituti, sarebbero 1010 piccoli risparmiatori, per un controvalore di 27 milioni di euro.

I risarcimenti verranno effettuati valutando caso per caso. I criteri di massima sono fissati dal provvedimento inserito in Legge di Stabilità, che si riferisce specificamente alla «violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria». Per il resto, sarà un decreto del ministero dell’Economia a stabilire modalità di gestione del fondo e criteri specifici di valutazione dei rimborsi, mentre con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri sarà nominato un collegio di arbitri, scelti «tra persone di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità e onorabilità». E qui sta il punto.

Un ente dotato di tutte le caratteristiche sopra descritte esiste, e si chiama Banca d’Italia.

«Nell’esercizio delle proprie funzioni e nella gestione delle proprie finanze – si legge nello Statuto -, la Banca d’Italia e i componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati». Sia lo Statuto sia il Codice etico della banca prevedono stringenti requisiti di tutti i coponenti degli organismi direttivi e dei dipendenti. Fra le funzioni dell’istituto centrale c’è la vigilanza sul sistema bancario, in base alla quale Bankitalia «esercita i controlli sugli intermediari, svolge compiti di tutela della trasparenza delle condizioni contrattuali delle operazioni bancarie e finanziarie e promuove comportamenti da parte degli intermediari improntati, oltre che al rispetto formale degli obblighi di legge, anche al miglioramento su un piano sostanziale dei rapporti con la clientela».

C’è anche un altro istituto di vigilanza finanziaria, e si chiama Consob.

La commissione nazionale per le società e la borsa è anch’essa, per statuto, rigorosamente indipendente, e nella legge istitutiva (216/1974), si legge che il presidente e i quattro membri che la compongono sono «scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza». La Consob, si legge sul sito, «verifica la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli operatori per la salvaguardia della fiducia e la competitività del sistema finanziario, la tutela degli investitori, l’osservanza delle norme in materia finanziaria», ed «esercita affinché siano messe a disposizione dei risparmiatori le informazioni necessarie per poter effettuare scelte di investimento consapevoli». In realtà, i compiti della Consob riguardano il funzionamento dle mercato più che la vigilanza sul sistema bancario. Ma il caso in questione riguarda la collocazione di prodotti di risparmio, effettuata dalle quattro banche ma anche da altri operatori.

Il presidente del Consiglio, il ministero dell’Economia, e il Governo tutto sono certamente al corrente dei poteri della Banca d’Italia e della Consob. Hanno però deciso (l’emendamento alla manovra è stato presentato dall’esecutivo) di rivolgersi a un organismo terzo. E il parlamento ha approvato (al Senato la manovra è passata con voto di fiducia, ma alla Camera è stata approvata con procedura ordinaria). Quindi, il governo e la maggioranza dei parlamentari, almeno a Montecitorio, sono d’accordo nell’affidare la gestione del fondo salva risparmiatori a un ente diverso dalla Banca d’Italia e dalla Consob.

In altre parola, la decisione più naturale avrebbe dovuto essere quella di affidare la valutazione a Bankitalia, alla Consob, oppure a entrambi gli istituti in base alle rispettive competenze. Invece, a occuparsene, stando alle dichiarazione del presidente del Consiglio, sarà il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone.

«Se possibile, vorrei che gli arbitrati fossero gestiti non dalla Consob, non dalla Banca d’Italia, non dal Parlamento, non dal Governo ma dall’Anac di Raffaele Cantone, un’autorità terza e autorevole, per la massima trasparenza»,

ha dichiarato il premier. Cantone ha subito assicurato l’intenzione di essere garante dei risparmiatori, non parafulmine”, sottolineando che l’Authotity Anticorruzione metterà a disposizione la propria Camera arbitrale, garantendo correttezza e terzietà.

Il 22 dicembre il presidente dell’Authority è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha visto anche il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, e nei giorni precedenti aveva avuto un colloquio con Vincenzo Visco, governatore di Bankitalia. Al di là delle polemiche e dei retroscena (si è parlato di volontà di dimettersi da parte di Visco e di Vegas), il giro di colloqui del Capo dello Stato sembra aver rimesso ordine nella vicenda, coinvolgendo tutte e tre le autorità competenti sul caso. Mattarella si è espresso sulla vicenda anche nell’ambito del discorso pronunciato alla Cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze politiche e della Società civile, sottolineando che «occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità», definendo di importanza primaria «la trasparenza, la correttezza e l’etica degli intermediari, bancari e finanziari», e indicando la necessità di rafforzare cautele e regole, e incentivare progetti e iniziative di educazione finanziaria, direzione in cui si sta muovendo la Banca d’Italia. Intervento istituzionale ineccepibile, attraverso il quale il capo dello stato sottolinea l’importanza di un mercato finanziario trasparente e affidabile.

Resta il fatto che governo e parlamento hanno affidato la gestione dei rimborsi ai risparmiatori ad un’autorità diversa da quelle che sarebbero istituzionalmente preposte a questo compito. Ritengono che fino a questo momento la vigilanza non abbia funzionato a dovere? E’ vero? La Banca d’Italia o la Consob avrebbero dovuto intervenire prima, impedendo di vendere titolo ad alto rischio a risparmiatori ignari del rischio stesso? Sono necessarie norme e meccanismi che tutelino maggiormente i piccoli risparmiatori, che non sono esperti di mercati finanziari?

E’ vero, come ha sottolineato sempre Matteralla, che il sistema creditizio italiano ha resistito meglio alla crisi finanziaria scoppiata dopo il crack di Lehman Brothers, senza dover effettuare salvataggi miliardari, «a differenza di quanto avvenuto per le banche di altri Paesi dell’Unione Europea, dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici».

Ed è anche vero che, alla fine, il provvedimento salva risparmiatori inserito in Legge di Stabilità riuscirà a rimborsare coloro che si sono trovati maggiormente esposti e che hanno perso i risparmi di una vita. Le istituzioni italiane, questo si può dirlo fin da subito, sono riuscite a dare una risposta “politica” a una crisi finanziaria che coinvolge risparmiatori indifesi. Questo è un punto a favore, e un messaggio che l’Europa farebbe bene a recepire (visti i soldi, pubblici, spesi per salvare il sistema finanziario negli anni scorsi). In questi ultimi anni il dibattito sulla “supremazia della politica” rispetto a un sistema finanziario che ha quasi fatto fallire il pianeta è stato sempre molto acceso. Forse, sarebbe ora di dare risposte definitive.