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Riforma Lavoro: Jobs Act verso il contratto unico

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 13 Gennaio 2014
Aggiornato 1 Ottobre 2014 06:44

I dettagli del Jobs Act proposto da Matteo Renzi del Pd che prevede un contratto unico a tempo indeterminato sin da subito, ma senza le tutele dell'articolo 18.

Il segretario del Pd, Matteo Renzi, propone con il suo Jobs Act – che verrà presentato ufficialmente nella seconda metà di gennaio – una nuova Riforma del Lavoro che rivoluziona i contratti di assunzione e prevede più in particolare un contratto unico a tempo indeterminato per tutti, ma senza le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per i primi 3 anni.

I contratti in Italia

L’obiettivo è quello di rilanciare l’occupazione in Italia superando il dualismo che ormai caratterizza il nostro mercato del lavoro. Da una parte ci sono infatti i fortunati che hanno un inquadramento stabile con contratti a tempo indeterminato e le tutele dell’articolo 18, dall’altra c’è una folta schiera di precari con varie tipologie di contratti precari – che vanno dalle assunzioni a termine ai contratti ultraflessibili come quelli a progetto o alle collaborazioni a partita IVA – che vivono nel costante timore che il contratto non venga rinnovato e che non si trasformi mai in un inquadramento stabile.

Articolo 18

Per quanto riguarda le tutele garantite dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori va però sottolineato che queste sono state notevolmente attenuate, e non senza polemiche, dalla precedente Riforma del Lavoro attuata dall’ex-ministro Elsa Fornero. Dopo tale Riforma l’obbligo di reintegro vige solo per i licenziamenti discriminatori mentre per quelli senza giusta causa ma dovuti a motivi economici viene previsto solo un indennizzo in denaro. Per i licenziamenti legati ragioni disciplinari viene rimandato tutto alla decisione del giudice, che può disporre o meno il reintegro.

Contratto unico

Il nuovo contratto unico prevede l’assunzione con contratto a tempo indeterminato fin da subito, ma per tre anni il lavoratore non gode delle tutele dell’articolo 18. Questo significa che in caso di licenziamento il datore di lavoro non può essere in nessun caso obbligato al reintegro e al più, nel caso in cui il giudice ritenga ingiusto il licenziamento, può essere previsto un indennizzo in denaro di ammontare proporzione all’anzianità di carriera secondo un sistema di tutele progressive. Superati i 36 mesi di “prova” il lavoratore inizierebbe invece a godere di tutte le tutele previste dall’articolo 18. La possibilità di licenziare in maniera meno problematica dovrebbe servire per invogliare le aziende a preferire questa forma di contratto risèetto a quelle più instabili attuali. Quello che non è ancora chiara è la modalità con la quale chi appoggia il Job Act intenda proporre e applicare il contratto unico, ovverp se questo diventerà obbligatorio per tutte le nuove assunzioni o verrà semplicemente incentivato con sgravi contributivi per i datori di lavoro.