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Riforma degli ammortizzatori sociali nel 2013: tutte le misure

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 21 Febbraio 2012
Aggiornato 8 Luglio 2013 09:05

L’incontro sulla riforma del lavoro tra Governo e parti sociali si è incentrato sugli ammortizzatori sociali: tempi e pilastri della riforma.

Dall’ultimo incontro tra Governo e parti sociali sulla riforma del lavoro, il quarto, è emerso che la riforma degli ammortizzatori sociali «non potrà partire prima dell’autunno del 2013», come spiegato dal ministro del Welfare Elsa Fornero: dunque, la riforma del diritto del lavoro partirà subito – entro marzo 2012 – mentre  per trovare una quadra sulle misure atte a tutelare economicamente i lavoratori in difficoltà si dovrà aspettare almeno un altro anno.

Per il momento bisogna far reggere l’attuale sistema di ammortizzatori sociali e aspettare che finisca la crisi per attutirne gli effetti: «oggi dobbiamo gestire la crisi con gli strumenti che abbiamo» ha dichiarato il ministro del Lavoro.
Una tempistica troppo vaga per la leader Cgil, Susanna Camusso: «non sappiamo quanto dureranno gli effetti della crisi».

Riforma ammortizzatori

Secondo Fornero la riforma degli ammortizzatori dovrebbe partire «con il riordino cassa integrazione guadagni, assicurazione per disoccupazione involontaria, rafforzamento strumenti di sostegno al reddito, riordino degli incentivi».

CIG

Il tutto si fonderà su due pilastri a carattere universale. Il primo prevede la «tutela del posto di lavoro con la cassa integrazione guadagni, riportandola alla sua funzione originale, ricomprendendo in questo settore il credito, assicurazioni e il commercio sotto i 50 dipendenti» e le aziende in chiusura non potranno più ricorrere alla cassa integrazione straordinaria nei casi di chiusura dell’azienda.

Sussidio unico su base assicurativa

L’altro aspetto fondamentale è rappresentato dalla «tutela con sistema assicurativo per indennità per disoccupazione involontaria». Un sussidio di disoccupazione su base assicurativa sostenuto tanto dai lavoratori quanto dalle imprese, in sostituzione delle indennità esistenti attualmente in caso di perdita del posto di lavoro (disoccupazione ordinaria, con requisiti ridotti, mobilità, disoccupazione speciale) e esteso a tutti i settori (anche settore agricolo e apprendisti).

Ma l’aspetto più complesso è rappresentato, come sempre, dal problema del reperimento delle risorse finanziarie. Fornero ribadisce: la riforma degli ammortizzatori sociali si farà «con i soldi che abbiamo».

All’incontro sulla riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali erano presenti sia le sigle delle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) che rappresentanti delle imprese (Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative). A questo su ammortizzatori sociali, e politiche attive del lavoro seguiranno due nuovi tavoli incentrati sulla flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro. Su quest’ultimo aspetto le imprese stanno preparando un documento comune da presentare al Governo.

Per i prossimi incontri Fornero ha chiesto alle parti sociali di stilare le proprie indicazioni sulla riforma dei contratti in Italia così da essere meglio organizzati. L’obiettivo primario è combattere il precariato che rappresenta ormai una peculiarità del mercato del lavoro italiano.

Per questo bisogna favorire chi ha «più difficoltà a trovare occupazione» e fare in modo che per le imprese ci sia una maggiore convenienza nello stipulare contratti stabili, a tempo indeterminato, rispetto a quelli a termine.