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Il caro bollette frena lo smart working: i lavoratori chiedono rimborsi

di Teresa Barone

5 Ottobre 2022 11:00

Con i rincari in bolletta per luce e gas, i lavoratori in smart woking chiedono nell'accordo individuale i rimborsi alle aziende per gli extra-costi.

Il caro bollette penalizza lo smart working: il crescente importo delle bollette di luce e gas sta bruciando gran parte dei benefici connessi alla modalità di lavoro agile, con l’unico vantaggio del risparmio sul costo della benzina per recarsi in ufficio, mentre le tariffe sempre più salate per il riscaldamento o la climatizzazione domestica, assieme al costo dell’abbonamento alla banda larga Internet, mettono in seria difficoltà i lavoratori da remoto.

Diffuso a macchia d’olio a seguito dell’emergenza sanitaria, lo smart working (senza accordo individuale fino al 31 dicembre 2022), ha finora risposto alle esigenze di distanziamento e flessibilità di aziende e dipendenti, mentre adesso l’aumento spropositato dei costi per le utenze domestiche e gli altri extra costi (illuminazione, energia per il pc, adsl o fibra per la connessione, spesa alimentare per la pausa pranzo, riscaldamento o climatizzazione, ecc.) rende insostenibile il lavoro da casa per una buona fetta di lavoratori.

A crescere insieme ai costi energetici, dunque, è anche il numero di dipendenti in agitazione, tanto presso le aziende pubbliche quanto presso quelle private, dove i contratti non prevedono rimborsi legati ai costi delle utenze o per la connessione. Per non parlare dei buoni pasto che non sono obbligatori in caso di smart working.

Il malcontento non è solo dei sindacati ma anche degli stessi lavoratori dunque, meno disposti a ritrovarsi una busta paga più povera pur di lavorare da casa. A fornire uno spaccato in questo senso è stata l’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), nel corso convegno “Utilizzo e prospettive dello smart working. Lezioni apprese e questioni aperte dopo la fase pandemica emergenziale”.

Per oltre la metà dei lavoratori (55,3%), la criticità principale del lavoro agile è proprio l’aumento dei costi fissi e solo il 20% dei dipendenti sarebbe disposto a guadagnare meno pur di lavorare in smart working.

In pratica, non funziona più la semplice equazione “risparmio aziendale sulle utenze in ufficio = risparmio dei lavoratori sulla benzina per il tragitto casa lavoro”.

In vista della ripresa degli accordi individuali, pertanto, molti lavoratori stanno mettendo le mani avanti chiedendo una compensazione sugli extra-costi sostenuti, se non anche per la mancata erogazione del buono pasto, lasciato alla contrattazione aziendale nell’ambito delle attività di welfare.