Tratto dallo speciale:

Riforma pensioni in Legge di Bilancio 2021

di Anna Fabi

27 Gennaio 2020 16:53

Soddisfazione di Governo e sindacati per la partenza del tavolo sulla riforma pensioni, primo confronto politico a marzo, entro settembre le misure da inserire in Manovra 2021.

Un avvio positivo: il ministro del Lavoro ed i rappresentanti sindacali hanno espresso soddisfazione dopo il primo incontro ufficiale sulla Riforma Pensioni, fissando un calendario che vede una prima verifica politica nel marzo 2020. Sono i risultati della prima riunione del tavolo Governo sindacati sulle prossime misure di flessibilità in uscita nel dopo Quota 100 e su altri temi previdenziali giudicati non più procrastinabili.

«Il confronto è necessario per avere una proposta condivisa sulla riforma del sistema pensionistico e garantire una maggiore flessibilità in uscita»: così ha sintetizzato il ministro Nunzia Catalfo. Aprendo il tavolo, ha spiegato che l’obiettivo è di finire i lavori entro il prossimo settembre (ai fini dell’eventuale inserimento nella prossima Legge di Stabilità).

«Sono state istituite due Commissioni tecniche, la prima sulla valutazione della separazione della spesa sociale tra assistenza e previdenza, la seconda per lo studio dei lavori gravosi», ha proseguito il ministro, annunciando anche una terza Commissione a breve «sulla riforma delle pensioni e lavorerà parallelamente al tavolo di confronto insieme a un nucleo di esperti».

=> Pensioni 2020, operative tutte le proroghe

Presenti al vertice, oltre ai tecnici dell’Economia, i rappresentanti di Cgil, Cils e Uil, che hanno parimenti espresso commenti positivi.

«Un inizio importante: abbiamo dato il via ad una trattativa seria che va nella direzione di rispondere alla nostra piattaforma – ha spiegato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Non vogliamo qualche aggiustamento di qualche parte della legge Fornero, vogliamo una vera e propria revisione della legge che dia stabilità al sistema nei prossimi anni e che sia in grado di dare risposte a partire dai giovani e dalle donne, che sono le più penalizzate in questi anni».

Il sindacato ribadisce «la necessità di una maggiore flessibilità in uscita con una soglia di 62 anni o 41 anni di contributi indipendentemente dall’età».

Il leader Uil, Carmelo Barbagallo, insiste invece su nuove norme per i lavori gravosi: «sono presenti in tutti i settori e non è pensabile mandare in pensione le persone alla stessa età».

«L’auspicio è che questo confronto sia il primo passo verso un cammino di partecipazione e condivisione» ha aggiunto Luigi Sbarra, Segretario Generale aggiunto della Cisl.