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Confartigianato, assemblea 2015: meno tasse per le PMI

di Barbara Weisz

Pubblicato 22 Giugno 2015
Aggiornato 1 Novembre 2020 18:43

«Nel 2014 l’export dei settori con la maggiore presenza di piccole imprese ha toccato 101 miliardi di euro, con una crescita del 3,5% rispetto ai 98 miliardi del 2013», con una performance «quasi doppia rispetto all’aumento del 2% registrato lo scorso anno dal totale delle nostre esportazioni»: questo, spiega Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato davanti alla platea di imprenditori riuniti per l’assemblea 2015 dell’associazione di PMI che si è svolta a EXPO 2015 lo scorso 20 maggio, «è il valore artigiano delle nostre aziende, è la dimensione produttiva del futuro».

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Un discorso, quello di Merletti, che parte sottolineando il valore del Made in Italy, e l’occasione che l’EXPO 2015 rappresenta in particolare per le PMI che di questo settore sono certamente protagoniste, per affrontare poi tutti i punti critici che il sistema Italia deve ancora risolvere. In primis, le tasse per le PMI: «tra il 2005 e il 2015 l’Italia, tra tutti i Paesi europei, ha subito il maggiore aumento della pressione fiscale: il risultato è che oggi paghiamo 29 miliardi di tasse in più rispetto alla media UE, pari ad un maggior costo di 476 euro pro capite». E ancora: soltanto la tassazione immobiliare è passata dai circa 10 miliardi dell’ICI del 2011 ai quasi 25 miliardi del gettito IMU e TASI del 2014, con un incremento del 153%. E questo, purtroppo, «non ha risparmiato gli immobili strumentali delle imprese – capannoni, laboratori, ma anche i macchinari imbullonati nelle nostre aziende – che vengono tassati alla stregua di seconde case». «Vi sembra normale – porsegue Merletti rivolgendosi agli imprenditori di Confartigianato – che un bene utilizzato nell’impresa, che serve per creare reddito e sviluppo per il Paese, venga trattato come un immobile posseduto da un grande rentier?».

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E come se non bastasse, «dobbiamo pagare le tasse sulle tasse», perchè «la non deducibilità dell’IMU ai fini IRAP e la sua deducibilità parziale ai fini delle imposte dirette fa sì che, oltre ai circa 7,2 miliardi di IMU, le imprese debbano versare anche 1,4 miliardi di imposte fra IRES, IRPEF, addizionali ed IRAP. Con un incremento di quasi il 20% della tassazione sugli immobili strumentali delle imprese». Critiche anche al reverse charge (nel frattempo, bocciato dalla commissione UE), e allo split payment (anch’esso al vaglio di Bruxelles), due novità IVA introdotte con la Legge di Stabilità che, sottolinea il presidente di Confartigianato, costano parecchio alle imprese: «230 milioni di maggiori costi soltanto per lo split payment».

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Le richieste al Governo: tempi strettissimi per terminare l’iter di approvazione dei decreti attuativi della delega fiscale, con l’obiettivo di «modernizzare il nostro sistema fiscale, per renderlo più semplice ed equo, a misura di piccole imprese, al servizio del contribuente».  Altre richieste: rilancio dell’apprendistato (che invece è penalizzato dal Jobs Act), tagli al costo dell’energia per le imprese, strumenti per favorire il credito alle PMI, meno burocrazia per le imprese, lotta alla corruzione, spinta per rimettere le politiche a favore delle PMI al centro delle politiche europee. (Fonte: la relazione del presidente Giorgio Merletti all’assemblea di Confartigianato)