Tratto dallo speciale:

Manovra bis: Robin Tax, IRES e rincari energia e gas

di Nicola Santangelo

21 Settembre 2011 12:30

Il principale effetto di un aumento IRES è quello di ridurre la propensione all’investimento: per questo, è forte il rischio di un rallentamento drastico degli investimenti nelle Rinnovabili a seguito della scelta di Governo di inserire in Manovra Finanziaria bis il rincaro dell’IRES per tutte le aziende del settore Energia e Gas, comprese quelle green.

Non solo: la contrazione degli investimenti e l’aumento dell’imposta avranno inevitabili ripercussioni sui prezzi e quindi, a cascata, sui consumatori. E’ questa, in sintesi, la segnalazione dell’Autorità  per l’Energia Elettrica e il Gas fatta a fine agosto al Parlamento e al Governo in merito agli effetti dell'articolo 7 della Manovra finanziaria bis.

Quasi una giustificazione, quella mossa dall'Autorità , come a dire che gli inevitabili aumenti che da qui a breve si riscontreranno nel settore energetico e del gas non dovranno essere imputabili alle imprese produttive ma piuttosto alle modifiche che la manovra finanziaria adottata dal governo ha apportato alla normativa: la Robin Hood Tax.

In pratica, le modifiche alla Robin Hood Tax introdotte con la manovra bis prevedono, fra l'altro, che alle società  energetiche e del gas venga applicata ai fini Ires l’aliquota del 10,5% al posto dell’attuale 6,5%. Così facendo, avverte l'Autorità , si inciderà  sugli investimenti in energia e la minore offerta che ne deriverà  potrebbe comportare, in linea generale, la futura traslazione degli effetti sui consumatori.

La nota tende a focalizzare l'attenzione sull'attuale andamento del mercato che vede una contrazione dei consumi dovuta a causa della crisi internazionale e della riduzione della quota di mercato contendibile in seguito al prepotente aumento delle fonti rinnovabili incentivate. L'aumento dell'addizionale Ires andrebbe a colpire le imprese proprio nel periodo in cui risultano essere particolarmente vulnerabili.

La disposizione dell'aumento al 10,5% dell’Ires per le imprese che gestiscono le infrastrutture energetiche a rete rappresenta, secondo l'Agenzia, enormi criticità  per lo sviluppo della infrastrutturazione energetica del Paese, presupposto indispensabile affinché al settore produttivo e ai consumi domestici possa essere fornita energia a prezzi competitivi e allineati con gli altri Paesi dell'Unione Europea.