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IMU prima casa, decisione ai sindaci

di Barbara Weisz

Pubblicato 7 Maggio 2012
Aggiornato 8 Maggio 2012 08:57

IMU sulla prima casa: dal 2013 la decisione ai sindaci dei singoli Comuni, è l'ipotesi al vaglio del Governo.

IMU: trapelano indiscrezioni relative all’ipotesi di lasciare ai Comuni, a partire dal 2013, la scelta se applicare o meno l’IMU sulla prima casa.
Al momento si tratterebbe di un’ipotesi allo studio del Governo – su cui stanno lavorando i tecnici – ma nelle prossime settimane potrebbe essere vagliata dagli stessi sindaci.

Si tratta di una soluzione di non facile realizzazione, in primis per l’impatto sui conti dello stato e dei vari Comuni.

L’idea di fondo sarebbe quella di trasferire ai Comuni l’intero gettito IMU, anche la parte oggi di pertinenza dello Stato, il quale taglierebbe però l’importo dei trasferimenti agli Enti Locali per una cifra pari a quella dei mancati introiti della tassazione sulla prima casa.

Conti sull’IMU

Si tratta di una ipotesi complessa. Che fra l’altro richiede ad ogni Comune di farsi prima i conti per verificarne la convenienza. Il timore è che alla fine nessun comune arrivi ad eliminare l’IMU sulla prima casa considerato che si tratta di un introito che fa comunque gola.

Non di meno, il grosso dei tributi verrà dagli immobili commerciali e simili.  A poco più di un mese dalla scadenza del primo versamento IMU, tutti fanno i calcoli, famiglie ma soprattutto imprese.

Secondo la CNA provinciale, a Cesena l’aumento rispetto all’ICI è destinato a superare l’80%.
Qualche esempio: per un laboratorio artigiano di 2150 mq si può arrivare a 8740 euro rispetto ai 4800 dell’ICI. Per un capannone di 517 mq la tassa arriva a 2351 euro dai 1290 euro di ICI.

Come è noto, l’importo finale dipende dalle decisioni dei Comuni che hanno potere discrezionale nell’applicazione delle aliquote: quella sulla prima casa è allo 0,4%, potrà essere ribassata allo 0,2% o alzata allo 0,6%. Quella sugli altri immobili (è questa la parte che riguarda maggiormente le aziende) è allo 0,76% e può scendere allo 0,46% oppure salire all’1,06%.

Le associazioni di categoria del mondo delle imprese hanno rivolto diversi appelli ai sindaci perché mantengano le aliquote il più basse possibile, per non gravare ulteriormente sui bilancio delle imprese già abbondantemente colpite dalla crisi.