VoIP aziendale in Italia e il caso BT

di Alessandro Longo

24 Gennaio 2007 09:00

Il VoIP (Voice over IP) in Italia ha appena cominciato a prendere le misure per soddisfare le esigenze delle aziende: molte novità arriveranno nelle prossime settimane

Lo dimostrano i piani di BT Italia (branch nostrana di British Telecom), che ha appena modificato la propria offerta VoIP (chiamata VIP) e si appresta a farla evolvere verso scenari d’uso più maturi: ne parla a PMI.it Stefano Kovacich, Responsabile Sviluppo Offerta e Pianificazione (Business Unit Corporate) presso BT Italia. «Di già attuata c’è la modifica dei listini VIP, ormai standardizzati», dice Kovacich.

In particolare, si aggiunge l’offerta VIP One. È un bundle connettività + VoIP ed è la prima, del pacchetto VIP, a essere rivolta a utenti con un accesso Isdn primario (con 15 canali). Si rivolge alla piccola e media impresa di fascia alta. Include accesso diretto alla rete BT con CVP HDSL a 2 Mbps, Mcr (Minimum cell rate) da 64 kbps a 512 kbps in modalità flat, servizi web di secondo livello, comodato d’uso del router VoIP. Il canone per sede va dai 375 euro al mese (64 di Mcr) ai 575 euro al mese (1.024 di Mcr), più un costo di attivazione dai 500 agli 800 euro.

La rete unbundling di BT copre 200 centrali, pari a circa il 25-30 per cento dell’utenza business potenziale cliente. Si passerà al 40 per cento nel 2007. Il VoIP di BT è disponibile anche non in unbundling (in aree wholesale Telecom Italia), ma le prestazioni peggiorano. Finora si è detto della connettività; ai costi di VIP One si aggiungono poi i canoni per il VoIP, con due listini: Platinum (5 euro per linea) o National (25 euro). Il Platinum è a consumo (per esempio, 3,7 cent al minuto per le chiamate nazionali e un interessante 16,5 al minuto verso i cellulari). Tutti prezzi, ovviamente, Iva esclusa. Il listino National è una flat delle chiamate nazionali su rete fissa.

Abbiamo portato ad esempio di BT a dimostrazione che il VoIP sta facendo progressi, quanto a maturità commerciale. «Quando avremo più banda disponibile, apriremo il VoIP ad aziende con più di un primario – aggiunge. Per esempio, stiamo prendendo in considerazione la possibilità di vendere la nuova offerta 20 Megabit presentata all’ingrosso di Telecom Italia: adesso ha un livello sufficiente di banda garantita e quindi è adatta al VoIP».

In realtà, più che limiti di natura tecnica è l’immaturità del target “azienda” a rallentare l’ascesa del VoIP. Qualcosa però si muove: «tra febbraio e marzo completeremo l’integrazione con BT Fusion, il servizio fisso/mobile convergente su reti WiFi, e lo lanceremo a tutti i clienti- dice Kovavich. Da aprile in poi integreremo questa convergenza nel centralino, installato presso l’azienda (IP Pbx) o centralizzato da noi (IP Centrex)».

Ad oggi, BT non offre ancora centralini virtuali (su IP, ma integra la propria offerta VoIP con quelli tradizionali, già installati presso le aziende. Una scelta dettata dal non voler sconvolgere con troppe novità le fin troppo caute aziende italiane. In questo, BT ha preferito non fare avanguardia, perché la maggior parte degli operatori concorrenti già dall’inizio offre servizi di centralino IP alle piccole e medie aziende. Soprattutto nella versione più comoda e meno impegnativa, l’IP Centrex, dove cioè il centralino è centralizzato presso l’operatore. In effetti, una delle voci di spesa più grosse che vengono abbattute grazie al VoIP, in azienda, è appunto quella relativa alla gestione e manutenzione del centralino. È un peccato non avvalersene e restare con i vecchi centralini.

Ma le esigenze dell’utenza business italiana si stanno evolvendo e quindi «da questa primavera offriremo anche centralini IP a tutti gli effetti e aggiungeremo servizi anche integrati con il mondo del mobile. Unified messaging, push mail, videoconferenza, etc. Assegneremo numeri in decade cinque agli utenti business che vorranno usare i nostri servizi VoIP in mobilità, in città diverse».

Le aziende italiane stanno insomma acquistando crescente fiducia nei confronti del VoIP. Fino a un anno fa era abitudine, anche dopo il passaggio al VoIP, conservare una linea Pstn voce di back up; «adesso lo fa solo l’1 per cento dell’utenza». Il motivo principale per cui le aziende scelgono il VoIP resta però «il risparmio» (sui costi delle telefonate, della manutenzione e gestione reti e centralini); ma l’impegno di BT verso il lancio di nuovi servizi dimostra che si sta per passare a una fase ulteriore. Quella in cui le aziende investiranno in VoIP anche per aumentare la propria produttività.

È già nutrito, del resto, il numero di operatori italiani che propone il VoIP all’utenza business. Oltre ai grandi nomi di operatori generalisti come Telecom Italia, Tiscali e Fastweb, ci sono quelli specializzati, come Unidata ed Elitel, il quale ha avuto nel settore un ruolo da apripista: «uno dei primi a lanciare il VoIP alle aziende italiane», spiega Luca Berardi, analista responsabile settore Tlc per l’osservatorio di ricerca IDC Italia. L’offerta VoIP di Elitel si distingue per le funzioni Cercami, che permettono di programmare in modo articolato gli inoltri di chiamata via portale web.

Ma spiccano anche i nomi di multinazionali come Colt Telecom, Verizon Business, Interoute. Ognuno segue proprie strade di innovazione. Per esempio, se BT ed Elitel battono la via della convergenza fisso-mobile, Interoute è stato il primo a offrire un servizio che sfrutti il protocollo Enum (che converte i numeri in indirizzi Web). Enum permette alla comunità di utenti Interoute e degli operatori partner di usare il servizio di identificativo universale, associabile a diversi tipi di comunicazione. L’utente scrive sul client di posta l’identificativo universale di un destinatario e il server capisce che deve inviargli una lettera; se compone lo stesso identificativo sul telefono IP, invece, parte una telefonata.